Romania, un cassonetto dove vengono gettati i cani randagi (foto Oipa) |
Possono tirare un sospiro di sollievo i randagi rumeni che hanno rischiato di finire ‘sulla ghigliottina’ per una legge contestata tanto dentro che fuori i confini nazionali. La Corte Costituzionale nazionale ha infatti giudicato incostituzionali due articoli del testo legislativo (8 voti contro 1) che prevedeva la possibilità di sopprimere i cani malati, aggressivi o pericolosi dopo soli tre giorni dalla loro cattura, senza specificare come le amministrazioni comunitarie avrebbero potuto prendere questa decisione, e lasciando assolutamente vago anche il concetto di “consultazione popolare” prevista per la soppressione di cani non malati né pericolosi dopo 30 giorni.
Adesso la legge torna al parlamento rumeno, che l’aveva approvata il 23 novembre scorso, dove dovrà essere discussa dal Senato e poi di nuovo dalla Camera, per poi tornare all’esame dei giudici costituzionali. Soddisfatti gli animalisti dell’associazione Vier Pfoten che avevano dato mandato alla Corte di intervenire, con l’appoggio di 120 deputati dell’opposizione, sicuri dell’incostituzionalità della legge. Un testo che aveva attirato sulla Romania gli sguardi scandalizzati degli animalisti di tutta Europa e della stessa Bruxelles. Alcuni eurodeputati (tra cui gli italiani Andrea Zanoni, Sonia Alfano, Niccolò Rinaldi e Gianni Vattimo) avevano addirittura chiesto al Commissario Ue competente, il maltese John Dalli, di intercedere con il Presidente rumeno Traian Basescu affinché non promulgasse questa legge. Sempre a Bruxelles il 7 dicembre, l’Oipa (International organization for animal protection) insieme a Zanoni hanno consegnato alla Commissione europea una petizione di 113 mila firme che chiedeva all’Ue azioni urgenti contro l’uccisione di cani e gatti randagi in tutta Europa.
Secondo gli animalisti, il testo di legge così come scritto oggi, avrebbe spinto indirettamente i sindaci a optare per la soppressione dei randagi viste le difficoltà introdotte sia a tenere gli animali nei canili che ad adottarli. Ad esempio non era previsto nessun finanziamento per aiutare i Comuni a costruire e gestire i canili, e per chi fosse stato interessato ad adottare un cane avrebbe dovuto pagare una tassa, registrarlo in un apposito registro, dotare l’animale di apposito microchip, dimostrare di avere i mezzi finanziari e il giusto spazio per tenerlo e perfino chiedere il permesso dei vicini di casa (nel caso si adottassero più di due animali). Insomma tutti criteri probabilmente buoni sulla carta ma che difficilmente si sposano con le condizioni economiche della maggior parte dei cittadini rumeni.
E tutto questo, secondo le autorità rumene, solo per risolvere l’annoso problema del randagismo. Una scusa bella e buona, secondo gli animalisti, che servirebbe solo a nascondere il business dei “boiacani” che, secondo Save the Dogs “si arricchiscono catturando ed uccidendo i randagi romeni”. Secondo l’associazione Four Paws, infatti, ci sono ben altri metodi per contenere il fenomeno del randagismo, come ad esempio la sterilizzazione e la vaccinazione. Sono ben 8292 i randagi così trattati dai volontari dell’associazione nel corso del 2011 in Romania (5122), Lituania (1437) e Bulgaria (1200).
In Europa, intanto, si sta lavorando ad una nuova ‘Strategia sul benessere degli animali’ che dovrebbe essere messa a punto nei primi mesi del 2012 e che terrà in considerazione quanto sancito dall’articolo 13 del Trattato di Lisbona che definisce gli animali come “esseri senzienti” e quindi portatori dei relativi diritti. Ma per mettere definitivamente la parola fine alla legge sui randagi in Romania, bisognerà però aspettare ancora qualche mese.
Nessun commento:
Posta un commento