Riporto qui volentieri un Appello al Presidente del Consiglio Mario Monti preparato da Sergio Ulgiati, Ivan Cicconi, Luca Mercalli e Marco Ponti, per chiedere un ripensamento sul progetto dell'alta velocità ferroviaria Lione-Torino.
L'appello
è aperto a universitari e professionisti in grado di esprimere una
propria competenza di tipo tecnico, energetico, ambientale ed economico e
spingere verso una trasparente revisione critica circa l'utilità del
progetto.
Per firmare l'appello, si raggiunga questo sito, che ospita anche la relativa documentazione scientifica, nazionale e internazionale (cfr.: www.lalica.net/Appello_a_Monti). Ciascun sottoscrittore dovrà dichiarare accanto al suo nome la Professione e l'Istituzione di appartenenza. L'Appello
sarà consegnato al Presidente del Consiglio in forma tuttora da
decidere, nella speranza di poterlo recapitare di persona.
Appello per un ripensamento del progetto di nuova linea ferroviaria Torino–Lione al Presidente del Consiglio Mario Monti
Gennaio 2012
Gennaio 2012
Al Presidente del Consiglio dei Ministri
On. Prof. Mario Monti
Palazzo Chigi
ROMA
On. Prof. Mario Monti
Palazzo Chigi
ROMA
Gennaio 2012
Oggetto: Appello
per un ripensamento del progetto di nuova linea ferroviaria Torino –
Lione, Progetto Prioritario TEN-T N° 6, sulla base di evidenze
economiche, ambientali e sociali.
Onorevole Presidente,
ci
rivolgiamo a Lei e al Governo da Lei presieduto, nella convinzione di
trovare un ascolto attento e privo di pregiudizi a quanto intendiamo
esporLe sulla base della nostra esperienza e competenza professionale ed
accademica. Il problema della nuova linea ferroviaria ad alta
velocità/alta capacità Torino-Lione rappresenta per noi, ricercatori,
docenti e professionisti, una questione di metodo e di merito sulla
quale non è più possibile soprassedere, nell’interesse del Paese. Ciò è
tanto più vero nella presente difficile congiuntura economica che il suo
Governo è chiamato ad affrontare.
Sentiamo come nostro dovere riaffermare - e nel seguito di questa lettera, argomentare - che il progetto1
della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, inspiegabilmente definito
“strategico”, non si giustifica dal punto di vista della domanda di
trasporto merci e passeggeri, non presenta prospettive di convenienza
economica né per il territorio attraversato né per i territori limitrofi
né per il Paese, non garantisce in alcun modo il ritorno alle casse
pubbliche degli ingenti capitali investiti (anche per la mancanza di un
qualsivoglia piano finanziario), è passibile di generare ingenti danni
ambientali diretti e indiretti, e infine è tale da generare un notevole
impatto sociale sulle aree attraversate, sia per la prevista durata dei
lavori, sia per il pesante stravolgimento della vita delle comunità
locali e dei territori attraversati.
Diminuita domanda di trasporto merci e passeggeri
Nel
decennio tra il 2000 e il 2009, prima della crisi, il traffico
complessivo di merci dei tunnel autostradali del Fréjus e del Monte
Bianco è crollato del 31%. Nel 2009 ha raggiunto il valore
di 18 milioni di tonnellate di merci trasportate, come 22 anni prima.
Nello stesso periodo si è dimezzato anche il traffico merci sulla
ferrovia del Fréjus, anziché raddoppiare come ipotizzato nel 2000 nella
Dichiarazione di Modane sottoscritta dai Governi italiano e francese. La
nuova linea ferroviaria Torino-Lione, tra l’altro, non sarebbe nemmeno
ad Alta Velocità per passeggeri perché, essendo quasi interamente in
galleria, la velocità massima di esercizio sarà di 220 km/h, con tratti a 160 e 120 km/h,
come risulta dalla VIA presentata dalle Ferrovie Italiane. Per effetto
del transito di treni passeggeri e merci, l’effettiva capacità della
nuova linea ferroviaria Torino-Lione sarebbe praticamente identica a
quella della linea storica, attualmente sottoutilizzata nonostante il
suo ammodernamento terminato un anno fa e per il quale sono stati
investiti da Italia e Francia circa 400 milioni di euro.
Assenza di vantaggi economici per il Paese
Per
quanto attiene gli aspetti finanziari, ci sembra particolarmente
importante sottolineare l’assenza di un effettivo ritorno del capitale
investito. In particolare:
1. Non sono noti piani finanziari di sorta
Sono
emerse recentemente ipotesi di una realizzazione del progetto per fasi,
che richiedono nuove analisi tecniche, economiche e progettuali.
Inoltre l’assenza di un piano finanziario dell’opera, in un periodo di
estrema scarsità di risorse pubbliche, rende ancora più incerto il
quadro decisionale in cui si colloca, con gravi rischi di “stop and go”.
2. Il ritorno finanziario appare trascurabile, anche con scenari molto ottimistici.
Le
analisi finanziarie preliminari sembrano coerenti con gli elevati costi
e il modesto traffico, cioè il grado di copertura delle spese in conto
capitale è probabilmente vicino a zero. Il risultato dell’analisi
costi-benefici effettuata dai promotori, e molto contestata, colloca
comunque l’opera tra i progetti marginali.
3. Ci sono opere con ritorni certamente più elevati: occorre valutare le priorità
Risolvere
i fenomeni di congestione estrema del traffico nelle aree metropolitane
così come riabilitare e conservare il sistema ferroviario "storico"
sono alternative da affrontare con urgenza, ricche di potenzialità
innovativa, economicamente, ambientalmente e socialmente redditizie.
4. Il ruolo anticiclico di questo tipo di progetti sembra trascurabile.
Le
grandi opere civili presentano un’elevatissima intensità di capitale, e
tempi di realizzazione molto lunghi. Altre forme di spesa pubblica
presenterebbero moltiplicatori molto più significativi.
5. Ci sono legittimi dubbi funzionali, e quindi economici, sul concetto di corridoio.
I
corridoi europei sono tracciati semi-rettilinei, con forti significati
simbolici, ma privi di supporti funzionali. Lungo tali corridoi vi
possono essere tratte congestionate alternate a tratte con modesti
traffici. Prevedere una continuità di investimenti per ragioni
geometriche può dar luogo ad un uso molto inefficiente di risorse
pubbliche, oggi drammaticamente scarse.
Bilancio energetico-ambientale nettamente negativo.
Esiste
una vasta letteratura scientifica nazionale e internazionale, da cui si
desume chiaramente che i costi energetici e il relativo contributo
all’effetto serra da parte dell’alta velocità sono enormemente acuiti
dal consumo per la costruzione e l’operatività delle infrastrutture
(binari, viadotti, gallerie) nonché dai più elevati consumi elettrici
per l’operatività dei treni, non adeguatamente compensati da flussi di
traffico sottratti ad altre modalità. Non è pertanto in alcun modo
ipotizzabile un minor contributo all’effetto serra, neanche rispetto al
traffico autostradale di merci e passeggeri. Le affermazioni in tal
senso sono basate sui soli consumi operativi (trascurando le
infrastrutture) e su assunzioni di traffico crescente (prive di
fondamento, a parte alcune tratte e orari di particolare importanza).
Risorse sottratte al benessere del Paese
Molto
spesso in passato è stato sostenuto che alcuni grandi progetti
tecnologici erano altamente remunerativi e assolutamente sicuri; la
realtà ha purtroppo dimostrato il contrario. Gli investimenti per grandi
opere non giustificate da una effettiva domanda, lungi dal creare
occupazione e crescita, sottraggono capitali e risorse all’innovazione
tecnologica, alla competitività delle piccole e medie imprese che
sostengono il tessuto economico nazionale, alla creazione di nuove
opportunità lavorative e alla diminuzione del carico fiscale. La nuova
linea ferroviaria Torino-Lione, con un costo totale del tunnel
transfrontaliero di base e tratte nazionali, previsto intorno ai 20
miliardi di euro (e una prevedibile lievitazione fino a 30 miliardi e
forse anche di più, per l’inevitabile adeguamento dei prezzi già
avvenuto negli altri tratti di Alta Velocità realizzati), penalizzerebbe
l’economia italiana con un contributo al debito pubblico dello stesso
ordine all’entità della stessa manovra economica che il Suo Governo ha
messo in atto per fronteggiare la grave crisi economica e finanziaria
che il Paese attraversa. è legittimo domandarsi come e a quali
condizioni potranno essere reperite le ingenti risorse necessarie a
questa faraonica opera, e quale sarà il ruolo del capitale pubblico.
Alcune stime fanno pensare che grandi opere come TAV e ponte sullo
stretto di Messina in realtà nascondano ingenti rischi per il rapporto
debito/PIL del nostro Paese, costituendo sacche di debito nascosto, la
cui copertura viene attribuita a capitale privato, di fatto garantito
dall’intervento pubblico.
Sostenibilità e democrazia
La
sostenibilità dell’economia e della vita sociale non si limita
unicamente al patrimonio naturale che diamo in eredità alle generazioni
future, ma coinvolge anche le conquiste economiche e le istituzioni
sociali, l’espressione democratica della volontà dei cittadini e la
risoluzione pacifica dei conflitti. In questo senso, l’applicazione di
misure di sorveglianza di tipo militare dei cantieri della nuova linea
ferroviaria Torino-Lione ci sembra un’anomalia che Le chiediamo
vivamente di rimuovere al più presto, anche per dimostrare all’Unione
Europea la capacità dell’Italia di instaurare un vero dialogo con i
cittadini, basato su valutazioni trasparenti e documentabili, così come
previsto dalla Convezione di Århus2.
Per
queste ragioni, Le chiediamo rispettosamente di rimettere in
discussione in modo trasparente ed oggettivo le necessità dell’opera.
Non
ci sembra privo di fondamento affermare che l’attuale congiuntura
economica e finanziaria giustifichi ampiamente un eventuale ripensamento
e consentirebbe al Paese di uscire con dignità da un progetto inutile,
costoso e non privo di importanti conseguenze ambientali, anche per
evitare di iniziare a realizzare un’opera che potrebbe essere completata
solo assorbendo ingenti risorse da altri settori prioritari per la vita
del Paese.
Con viva cordialità e rispettosa attesa,
Sergio Ulgiati, Università Parthenope, Napoli
Ivan Cicconi, Esperto di infrastrutture e appalti pubblici
Luca Mercalli, Società Meteorologica Italiana
Marco Ponti, Politecnico di Milano
Riferimenti bibliografici: cfr. http://www.lalica.net/Appello_a_Monti
Note
1 L'accordo del 2001 tra Italia e Francia, ratificato con Legge 27 settembre 2002, n. 228, prevede all'art. 1 che "I
Governi italiano e francese si impegnano (…) a costruire (…) le opere
(…) necessarie alla realizzazione di un nuovo collegamento ferroviario
merci-viaggiatori tra Torino e Lione la cui entrata in servizio dovrebbe
avere luogo alla data di saturazione delle opere esistenti."
Non ostante la prudenza contenuta in questo articolo, i Governi
italiani succedutisi hanno fatto a gara per dimostrare che la data di
saturazione della linea storica era dietro l'angolo. I fatti hanno
dimostrato il contrario, ma – inspiegabilmente - non vi sono segnali di
ripensamento da parte dei decisori politici.
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