Riporto qui il post di Carmine Saviano sul suo blog (Repubblica) "Movimenti", che dà notizia della campagna di Micromega a sostegno della Fiom e del suo rifiuto di firmare l'accordo marchionnesco.
Una civile indignazione. Restituire centralità politica al lavoro. Riportarlo in cima all’agenda politica. Si moltiplicano gli appelli per sostenere la battaglia della Fiom contro “i diktat di Marchionne”. Da domani parte la campagna di Micromega “Si ai diritti, no ai ricatti. La società civile con la Fiom”. Tre le prime adesioni: Camilleri, Flores D’Arcais, Margherita Hack. Ed è già in rete il manifesto di “Lavoro e Libertà”, la nuova associazione costituita, tra gli altri, da Stefano Rodotà, Luciano Gallino, Fausto Bertinotti, Sergio Cofferati, Rossana Rossanda e Aldo Tortorella. Il punto di partenza e gli obiettivi sono comuni: una civile indignazione per sostenere il sindacato dei metalmeccanici.
L’appello di Micromega. L’accordo proposto dalla Fiat “contiene una clausola inaudita, che nemmeno negli anni dei reparti-confino di Valletta era stata mai immaginata: la cancellazione dei sindacati che non firmano l’accordo, l’impossibilità che abbiano una rappresentanza aziendale, la loro abrogazione di fatto”. Una clausola che presuppone “l’annientamento di un diritto costituzionale inalienabile”. E l’appello di Micromega ha già raccolto tante adesioni. Tra queste: don Andrea Gallo, Antonio Tabucchi, Dario Fo, Gino Strada, Franca Rame, Luciano Gallino, Fiorella Mannoia, Ascanio Celestini, Moni Ovadia, Lorenza Carlassarre, Sergio Staino, Gianni Vattimo, Furio Colombo, Marco Revelli, Piergiorgio Odifreddi, Massimo Carlotto, Valerio Magrelli, Valeria Parrella, Lidia Ravera e Alberto Asor Rosa.
Lavoro e Libertà. E’ possibile sottoscrivere l’appello di Lavoro e Libertà sul sito di Articolo 21. Tra le critiche espresse al sistema Marchionne: la riduzione del grado di democraticità del mondo del lavoro, il mancato rafforzamento di meccanismi pubblici in grado di fare da contrappeso alle scelte operate nel campo economico, il prevalere di interessi di parte – quelli delle aziende – sui diritti dei lavoratori. “Siamo stupefatti, ancor prima che indignati, dal fatto che non si eserciti, con rilevanti eccezioni quali la manifestazione del 16 ottobre, una assunzione di responsabilità che coinvolga il numero più alto possibile di forze sociali, politiche e culturali per combattere, fermare e rovesciare questa deriva autoritaria”. Poi la domanda: “Come è possibile che di fronte alla distruzione sistematica di un secolo di conquiste di civiltà sui temi del lavoro non vi sia una risposta all’altezza della sfida?”.
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