venerdì 9 ottobre 2009

Cronaca di una giornata annunciata (2): il dibattito in Europa sulla libertà d'informazione in Italia

Due articoli, scritti da due eurodeputate PDL (E quali? Gli articoli disponibili sul web non recano i nomi, purtroppo. Lo scopriremo più tardi), sulla giornata di ieri.

Il Tempo, 9 ottobre 2009
L'Europa ignora il «teatrino» italiano
Il racconto. A Bruxelles, in un'aula quasi deserta su richiesta del Pd si è discusso della libertà di stampa

Al Parlamento Europeo è andato in scena l'ultimo teatrino politico pensato ed ideato da Antonio Di Pietro. L'ennesimo show privo di contenuti che questa volta è stato orfano anche del pubblico, tanto che ad assistere c'erano solamente 60 deputati su un totale di 736. Il primo giudice della giornata è stata infatti la totale assenza degli eurodeputati stranieri ai quali poco interessa essere coinvolti in spettacoli di così basso livello. Ennesima prova che un dibattito fazioso e controverso poteva coinvolgere solamente lo schieramento che fa capo all'opposizione in Italia e noi del Pdl a controbattere alle nefandezze contro il nostro Paese. L'esordio del dibattito è stato esplicativo con David Sassoli che, credendo di condurre ancora il telegiornale, si rivolge confuso all'aula parlando di libertà di stampa in Europa. Ma allora qui che ci sta a fare? Non si discute forse oggi della libertà di informazione in Italia? Il capo delegazione italiana Mario Mauro ha sollevato l'umore della truppa replicando ad una domanda del socialista Martin Schultz a cui ricorda che la creatura politica meglio riuscita del nostro presidente Berlusconi è certamente lui. E nella sinistra è calato il gelo quando Potito Salatto (Pdl) ha chiesto se un governo di centrosinistra si sia mai impegnato a varare una legge sul conflitto d'interessi. Nessuno è stato in grado di rispondere! E come avrebbero potuto fare gli esponenti del centrosinistra, abili solo ingiuriare e palesemente incapaci di governare. Da lì in poi è stato il trionfo delle assurdità e dei concetti insensati. La dipietrista Sonia Alfano ha tirato in ballo pseudo disegni complottistici nelle stragi mafiose del 1992 e nel suo intervento al limite del delirio attribuisce la proprietà delle televisioni pubblica a Berlusconi, confondendole con quelle private. A darle manforte è accorso Gianni Vattimo che, ormai all'apice delle farneticazioni, si è rivolto all'Europa chiedendo «un'ingerenza umanitaria!». Il legista Mario Borghezio ha tentato di riportarli alla realtà invitando dipietristi e la sinistra a organizzare manifestazioni per la libertà di informazione a Cuba e Teheran invece di comportarsi come conigli a Bruxelles. Indignata per quanto avevo sentito, sono intervenuta ricordando di quanti finanziamenti pubblici il giornalismo di sinistra abbia potuto godere negli ultimi anni grazie alle iniziative a favore della stampa adottate dal governo Berlusconi. All'aula, o meglio ai colleghi dell'opposizione ho evidenziato inoltre che casualmente la libertà di stampa in Italia viene messa in discussione nel momento in cui il presidente del Consiglio decide di difendersi come ogni cittadino dalle accuse infamanti ed infondate mosse nei suoi confronti dalle due principali tesate giornalistiche nazionali. E a chiarire meglio che aria tira in Italia ci ha pensato Sergio Silvestris mostrando in aula sette quotidiani, tutti a tiratura nazionale e tutti apertamente di sinistra. Alla faccia del bavaglio all'informazione!
Il Giornale, 9 ottobre 2009
Un’aula vuota e annoiata è la risposta dell’Europa ai loro deliri masochisti
I deputati dell’Italia dei Valori e i loro seguaci ieri hanno potuto dare sfogo al loro masochismo politico. Hanno fatto di tutto per poter parlare al Parlamento Europeo dei pericoli della libertà di stampa nel nostro Paese. Un problema molto sentito evidentemente solo da loro, dal loro leader Di Pietro e dagli altri colleghi del Pd che li hanno appoggiati. Per il resto hanno parlato ai banchi semideserti di un’aula in cui eravamo forse solo in 60 (meno del 10% delle presenze) e di cui più di 40 europarlamentari italiani. Questa è la reale misura di quanto l’Europa sposi le preoccupazioni dei dipietristi. Argomenti inutili che mi sono trovata a dover contestare perché mi sentivo indignata come italiana e come politica mentre ascoltavo una lunga serie di accuse infamanti. Dichiarazioni per alcuni tratti deliranti come quella dell’onorevole Sonia Alfano che ha dichiarato che Berlusconi sarebbe - secondo lei - coinvolto nelle stragi mafiose del 1992 in cui morirono Falcone e Borsellino. Siamo alla pura follia. Siamo ormai alla cultura dell’odio, alle congetture come quelle espresse in aula dall’onorevole Vattimo che è arrivato a chiedere al Parlamento «un’ingerenza umanitaria sul problema della libertà di stampa in Italia perché altrimenti ben presto il virus si diffonderà anche in Europa». Ma di quale virus stava parlando? Forse di quello dell’anti-italianità di cui ormai sono vergognosamente sponsor! Beh, l’Europa ha dato il suo responso ignorando in massa una discussione che sin dalle premesse si annunciava inutile e per alcuni aspetti anche volgare.
Qui sotto altri articoli di commento al caso italiano in Europa.
Il Riformista, 9 ottobre 2009
In Italia la stampa è libera o no?L'eurodibattito fa tutti contenti
Informazione. Bruxelles discute ma non decide nulla. Per il pdl Mauro «smascherate le manovre della sinistra». Per l'Idv è una «vittoria politica importante».
Di fronte alle richieste di occuparsi di libertà di stampa in Italia e nel resto d'Europa, il commissario Ue ai Media Viviane Reding risponde con una sfida: l'Europarlamento dimostri che la questione abbia davvero un aspetto transfrontaliero e di mercato interno, e che ci sia quindi una base legale per un intervento Ue, e Bruxelles si muoverà. Anche se per procedere ci vorrà «un'interpretazione molto generosa» dei Trattati Ue e bisognerà tener conto del precedente degli anni '90, quando il tentativo di elaborare una direttiva comunitaria affondò contro l'opposizione «di tutti gli Stati membri, senza alcuna eccezione».Al termine di quasi due ore di dibattito infuocato, ma in un emiciclo semivuoto, la "battaglia di Bruxelles" sul caso Italia si conclude con le due parti che cantano entrambe vittoria. «Le manovre delle sinistre italiane per strumentalizzare il Parlamento europeo a uso e consumo di chi vuole far cadere un governo democraticamente eletto con tutti i mezzi tranne quello di una vera opposizione sui programmi, sono state smascherate in modo tecnicamente ineccepibile», ha tuonato il capodelegazione del Pdl, Mario Mauro, ricordando come Reding ha invitato a «non fare uso delle istituzioni europee per risolvere problemi che in base ai trattati devono essere risolti a livello nazionale». Di tutt'altro registro il commento degli eurodeputati dell'Italia dei Valori, i primi a spingere affinché il caso Italia si affrontasse a Bruxelles. «E' una vittoria politica importante - affermano - per la battaglia in difesa della libertà di informare ed essere informati, contro il tentativo di censura e propaganda che ogni giorno rendono l'Italia sempre più simile a uno Stato illiberale».Nel Pd è prevalso il tentativo di europeizzare la questione, alzando il mirino dall'anomalia rappresentata da Silvio Berlusconi. Il capodelegazione David Sassoli ha annunciato così l'intenzione di cambiare il titolo della risoluzione che verrà votata a Strasburgo il 21 ottobre. «Vogliamo - ha detto - che tratti della discussione del pluralismo in Italia e in Europa», e non più solo della libertà d'informazione in Italia. Una linea che potrebbe essere condivisa dai Verdi di Cohn-Bendit e dal gruppo liberaldemocratico in cui militano gli eurodeputati dipietristi, anche se Gianni Vattimo ha insistito nel chiedere «all'Europa un'ingerenza umanitaria» per correggere la situazione italiana. La Lega si è contraddistinta con l'intervento di Mario Borghezio, che ha urlato ripetutamente «conigli» ai rappresentanti della Fnsi presenti in aula, i quali invece di manifestare contro lo strapotere mediatico del Cavaliere dovrebbero incatenarsi «a Pechino, a Cuba, a Teheran, dove si muore per la libertà di stampa». Mentre l'altro leghista Francesco Speroni ha preso le difese del presidente del Consiglio sciorinando dati: l'opposizione gode del 60% degli spazi sulla tv pubblica e del 49% su Mediaset, e delle 455 pronunce della Corte di Strasburgo per i diritti dell'Uomo sulla libertà di stampa solo 7 riguardano l'Italia, contro le 29 della Francia e le 28 del Regno Unito.Ma nel dibattito, che ieri il Ppe aveva tentato di cancellare, non è stato solo Berlusconi a tenere banco: diversi romeni si sono lamentati delle ingerenze sui media del presidente Traian Basescu; casi analoghi sono stati indicati in Bulgaria e Ungheria; e in diversi hanno denunciato lo strapotere del magnate di Sky Rupert Murdoch, che paradossalmente in Italia rappresenta il contropotere al duopolio Raiset. Lo spazio per allargare il discorso della libertà di stampa e del pluralismo dei media, quindi, sembra esserci. Anche se Reding ha tenuto a indicare che la strada è tutta in salita. All'eurocamera, infatti, ha chiesto non solo la risoluzione prevista tra due settimane, ma un rapporto d'iniziativa «chiaro e dettagliato, sostenuto da un'ampia maggioranza dell'Assemblea». E senza il consenso del Ppe, in cui militano gli emissari europei del Cavaliere, l'obiettivo sarà irraggiungibile.
Europa, 9 ottobre 2009, Gianni Del Vecchio
Da Roma a Bruxelles, Pd in lotta per il pluralismo
Sassoli: «Serve una direttiva europea». La commissione apre
Una direttiva europea che difenda il pluralismo dell’informazione in tutti e 27 i paesi membri. È questa la richiesta degli europarlamentari democratici alla commissione europea, così come è emersa dal dibattito in aula sul tema della libertà di stampa in Italia.Per il capodelegazione del Pd, David Sassoli, «il diritto a un’informazione libera dev’essere difeso senza esitazioni da parte dell’Unione». «Dobbiamo adoperarci per fornire norme comuni, per stabilire limiti oltre i quali l’informazione non è più considerata libera. È urgente che l’Unione intervenga, che sia adottata una direttiva volta a definire indicatori sul pluralismo e sulla difesa di un bene che deve essere disponibile a tutti». In questo modo, i dem allargano i confini della battaglia a favore della libera stampa, iniziata sabato scorso con la manifestazione romana di piazza del Popolo. Lotta che continuerà , a livello comunitario, con una risoluzione che verrà presentata alla prossima plenaria di Strasburgo, a fine mese. Intanto i primi risultati cominciano ad arrivare, visto che nel suo intervento in aula Viviane Reding, commissario alle telecomunicazioni e ai media, ha aperto alla richiesta fatta dai democratici assieme ai compagni di gruppo socialisti. In sostanza, la commissione europea potrebbe proporre una direttiva sul pluralismo dell’informazione e sulla concentrazione dei media nell’Ue, ma è necessario che su questo vi sia una richiesta chiara e dettagliata dell’europarlamento, sostenuta da un’ampia maggioranza dell’assemblea, e che, inoltre, cada l’opposizione finora unanime dei governi degli stati membri a quest’iniziativa. Insomma, la Reding è d’accordo a patto di avere un pieno mandato da parte dei parlamentari ma soprattutto un nulla osta da parte degli stati. Perché già negli anni novanta si provò a fare una cosa del genere e tutto saltò perché proprio gli stati si dissero contrari. Nonostante il tentativo di allargare la questione, portandola da un piano esclusivamente nazionale a uno più generale europeo, la giornata di ieri è stata caratterizzata da un derby tutto italiano. Nella discussione in aula vi sono stati toni molto accesi per lo scontro fra gli eurodeputati italiani dei due fronti contrapposti del centrodestra e del centrosinistra. Ma paradossalmente sono stati soprattutto i primi (che mercoledì avevano cercato di cancellare il dibattito dall’ordine del giorno) a parlare di più della situazione italiana, per negare che vi sia un problema di libertà d’informazione nel paese e per accusare l’opposizione di voler strumentalizzare il parlamento europeo per le polemiche politiche interne. Per il leghista Francesco Speroni «la questione si presenta infondata anche alla luce del fatto che tra le 455 pronunce del tribunale di Strasburgo contro i paesi che non rispettano tale libertà, solo 7 riguardano l’Italia, contro le 29 nei confronti della Francia e le 28 del Regno Unito». Ma il vero show, come al solito, è dell’altra camicia verde, Mario Borghezio, che ha definito «conigli» gli esponenti della sinistra, invitandoli ad «andare a protestare a Cuba o a Teheran». A fare da contraltare alle intemperanze leghiste, ci ha pensato dall’altra parte della barricata l’europarlamentare dell’Idv, Gianni Vattimo, che ha chiesto all’Ue «un’ingerenza umanitaria per evitare che il virus italiano si diffonda in Europa », prima di lasciare polemicamente l’emiciclo alle parole di Borghezio.Insomma, un livello di scontro molto alto, frutto di un clima politico che dopo la sentenza sul lodo Alfano s’è incattivito e intorbidito. Basti pensare alle parole del solitamente mite capodelegazione del Pdl, Mario Mauro, che denuncia «le manovre delle sinistre italiane per strumentalizzare Strasburgo ad uso e consumo di chi vuole far cadere un governo democraticamente eletto con tutti i mezzi possibili».
Marco Zatterin, in un blog de La Stampa (titolo: Parole in libertà di stampa, Conigli per gli acquisti; http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=113&ID_articolo=639&ID_sezione=242&sezione=), riflette con ironia su quanto accaduto. Ne coniglio, cioè consiglio, la lettura.

1 commento:

albe^_^ ha detto...

Che delusione questa Europa che diserta le sedute...