mercoledì 7 novembre 2012

SE DAVVERO!


Se davvero Di Pietro e Landini (e magari, finalmente, anche Vendola, una volta che la morsa Bersani-Renzi l’avrà stritolato alle primarie del Pd) si metteranno insieme imboccando la via di una opposizione franca e senza sconti al governo Monti-Napolitano-Marchionne-Banche, allora forse ci sarà qualcosa da sperare a sinistra.
Il patetico teatro bersaniano impiantato sulla vittoria dell’innocente Crocetta in Sicilia crollerà presto seppellito da astensionisti e grillini. Questi ultimi hanno avuto il buon senso di capire che in Italia,oggi, un partito di sinistra che fa di tutto per essere forza di governo è destinato a scomparire. Quel che ci occorre è una forte opposizione, anche non tanto sguaiata come certe volte – non sempre, e non dovunque – è quella di Grillo. Ma consapevole che nell’attuale quadro nazionale e internazionale, dove i media padronali di ogni genere hanno ucciso e ridicolizzato ogni pensiero alternativo, la cosa più realistica e forse efficace che si può immaginare – se non si vuole accettare il disordine esistente - è una limitazione del danno. Lo so che non si può pensare a una campagna elettorale che non preveda un “programma di governo”, gli elettori vogliono una proposta “positiva”. Questo, in fondo, ha frenato finora Di Pietro. Ma allora perché tanto successo di Cinque stelle? Ovvio che l’elettorato è più maturo di quanto i politici credano. In questo senso bisogna riprendere, alla lettera, l’eredità della Resistenza. Le ottime (?) intenzioni di chi predica la stabilità, la compatibilità con i mercati , il fiscal compact europeo, non fanno più presa neanche su chi finge di crederci, meno che mai sui tanti cittadini che non hanno quasi più niente da conservare e salvare. Il “mitico” proletariato di Marx? Non sarà proprio così, ma si deve tener presente che ai tempi di Marx non c’era la TV, l’unico oppio del popolo era la religione, che poveretta adesso riesce a fare la sua funzione solo se si allea coi mass media e i loro proprietari. Il nuovo proletariato espropriato avrà sempre più motivi di svegliarsi dal torpore mediatico. La cura Monti non ha funzionato e non funzionerà per un bel po’, è inutile che, riprendendo il disastroso ottimismo berlusconiano, i tecnici-banchieri ci dicano che la fine del tunnel è prossima. Il conflitto sociale dilaga ormai nel paese: se non sono gli studenti senza scuola e senza prospettive sono gli operai sardi, i pastori, gli agricoltori, gli esodati, i cittadini di Taranto messi di fronte alla scelta tra il cancro e la disoccupazione, i licenziati vittime della rappresaglia e i tanti altri vittime della legge Fornero. Non so se davvero l’IdV debba sciogliersi o cancellare il nome di Di Pietro dal simbolo: siamo pur sempre in Italia, il popolo non è bue ma spesso è frettoloso; e poi un solo capo carismatico è meglio che tanti colonnelli di periferia in lotta per i pacchetti di tessere. Il punto è prendere atto che non è più il caso di rappresentarsi come possibile forza di governo, perché in questa situazione ci si costringe solo a compromessi e alleanze innaturali. Crocetta ha dovuto allearsi con l’UdC, altro che vittoria della sinistra riformista. E anche così deve presentarsi con il cappello in mano ai grillini. E’ davvero una sciagura che il PD non ci voglia , che non voglia l’IdV, nella sua coalizione di finta sinistra, cedendo al ricatto casiniano e all’impulso vendicativo di Napolitano? Forse è invece un segno del cielo, una vera grazia di Dio. Morte e risurrezione. Colui che può cogliere il senso di questa vocazione è sempre ancora il “resistente” Di Pietro, e chi se no? Del resto, non è nemmeno detto che la risurrezione sia così lontana. Anche in termini elettorali, solo abbracciando senza remore la via dell’opposizione radicale, cioè della limitazione del danno prodotto dai “tecnici”, il consenso elettorale arriverà.
E infine, molto più che il destino dell’IdV qui è in gioco la sorte della democrazia italiana. Solo una forte opposizione di sinistra ci salverà dal risorgere di tentazioni terroristiche o comunque di lotta violenta, con le sue fatali conseguenze di autoritarismo. La militarizzazione della Val di Susa in nome del TAV (inutile, sconfessato da gran parte dei tecnici veri che ne hanno analizzato il progetto, pascolo per le mafie di tutti i generi) è solo un anticipo di quello che accadrà, o potrebbe accadere, prima o poi nelle nostre città, quando gli effetti delle “riforme” si faranno sentire ancora di più in tutta la loro portata. Forza Tonino, (e Grillo, e Vendola, Ferrero, ecc..) ancora uno sforzo.

Il Fatto Quotidiano - Venerdi 30 Novembre 2012
Gianni Vattimo

Nessun commento: