Vattimo: «Serve un Cln per liberarci di Berlusconi»
il Piccolo — 10 febbraio 2010
di ROBERTA GIANI
Antonio Di Pietro? «Un leader carismatico ma senza ducismo».
Luigi De Magistris? «Sono un suo adepto».
Gioacchino Genchi? «È un mio amico, e non solo per paura».
I candidati inquisiti? «Non sono tutti uguali. Se sono inquisiti per aver lanciato una statuetta, a mio avviso possono correre».
Gianni Vattimo provoca, disarma, irride. E alla fine, dal suo ufficio di Strasburgo, invoca clemenza: «Non mi faccia querelare, mi raccomando». Ma il grande filosofo, "fiore all’occhiello" della pattuglia di eurodeputati indipendenti dell’Italia dei valori, non scherza sul suo Paese. E nemmeno sul suo futuro: «Ci vuole un Cln per liberarci da Silvio Berlusconi. Sono pronto ad allearmi persino con Pierferdinando Casini».
Professore, ora che l’Italia dei valori si riorganizza, prenderà la tessera?
Non saprei. Sono stato eletto come indipendente ma, facendo parte del comitato nazionale del partito, mi sono sentito di chiedere a Di Pietro se voleva che mi iscrivessi.
Risposta?
«Aspetta».
E lei?
Sono un obbediente.
Tutti parlano della svolta di Di Pietro. Lei avverte: la democratizzazione del partito va bene, ma non deve mettere a rischio il carisma del capo. Che significa?
Di Pietro vuole realizzare la più ampia democrazia interna, e lo capisco. Ma deve evitare di imitare i partiti tradizionali di oggi - una desolazione - perché l’Italia dei valori non può perdere né le sue aperture anarchiche né il carisma del suo capo.
Come si fa a essere partito leaderistico e democratico?
Difficile. È un po’ la quadratura del cerchio ma è una questione cruciale: attiene alla democrazia.
Addirittura?
Ci sono diverse esperienze che ci fanno pensare che la democrazia tende a soffocarsi a causa dei suoi meccanismi eccessivamente complessi.
Il leader ha una sorta di potere salvifico?
Me lo faccia dire con la dovuta cautela, siamo nell’Italia di Berlusconi, ma è abbastanza vero. Molti si precipitano nelle sezioni dell’Italia dei valori perché c’è Di Pietro, mica perché ci sono tessere, correnti, apparati.
Di Pietro, quindi, è un vero leader carismatico?
Lo è fortemente. Ma senza nessun ducismo.
Sicuro?
Un esempio. Si presenta come il contadino di Montenero di Bisaccia non per stupida umiltà, ma perché non pretende di essere il faro della civiltà, come invece Mussolini e Berlusconi.
Il tratto più forte di Di Pietro?
La testardaggine. Non vorrei mai averlo come nemico: dice quello che fa, fa quello che dice, e va sempre sino in fondo.
Nessun dubbio? L’ultimo episodio ”strano” sono le foto con Bruno Contrada...
Le hanno pubblicate per screditarlo, ovvio, è l’ennesima porcata. Ma le spiegazioni di Di Pietro sono state adamantine.
Meglio Di Pietro o De Magistris?
Mi sento vicino a tutti e due. E non saprei chi scegliere se fossero in contrasto.
Sembrano esserlo, in verità.
Non lo sono. Ho persino il sospetto di un gioco delle parti: De Magistris fa il rivoluzionario-movimentista e Di Pietro, in questa fase, il più istituzionale.
Non è che si sta ammorbidendo?
Il giustizialismo e l’antiberlusconismo sono nel suo carattere. La svolta, se vogliamo chiamarla così, è legata al suo senso di responsabilità: non vuole continuare a chiedere ai suoi un impegno per la sola opposizione. E quindi tenta nuove vie politiche. Io stesso, seppur senza entusiasmo, voterò in Piemonte Mercedes Bresso.
In Campania, però, c’è l’inquisito Vincenzo De Luca.
Non conosco bene la sua vicenda e do credito a De Magistris. Ma, al contempo, do atto a Di Pietro di aver sterilizzato la questione: De Luca dovrà dimettersi, se verrà condannato. Io aggiungo: già in primo grado.
Molti, da Travaglio al popolo della rete, protestano. Non è impresa ardua tenere insieme la piazza e il palazzo?
Se non si riesce a farlo, è un guaio. Se si accetta l’impossibilità di tenere insieme piazza e palazzo, ci si deve ritirare dalle istituzioni.
Come si costruisce un’alternativa di governo credibile?
Serve un Comitato di liberazione nazionale. Dobbiamo liberarci da Berlusconi.
Porte aperte all’Udc?
Sono pronto persino a votare Casini, e io so quanto mi è indigesto, purché gli accordi preventivi siano inequivocabili e impediscano ogni possibile azione corruttiva e clientelare.
L’Italia dei valori deve aprire alla sinistra?
Sicuramente. Ben venga Nichi Vendola, tanto per cominciare.
In prospettiva, con il Pd, che rapporti ci devono essere?
Il Pd dovrebbe confluire nell’Italia dei valori, più che l’opposto.
Genchi al congresso. Presenza opportuna?
Lo trovo simpatico e divertente. Sono diventato suo amico, e non solo per paura.
Intercettava anche lei?
Gliel’ho chiesto, mi ha detto di no. Non sono così importante.
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