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giovedì 13 febbraio 2014

Medio Oriente e anarchia: dal conflitto alla giustizia?


Lunedì, alle 17.30, sarò a Palazzo Nuovo per dialogare con Donatella Di Cesare su "Medio Oriente e anarchia: dal conflitto alla giustizia?"
La serata fa parte dei seminari pubblici di "Trópos. Rivista di ermeneutica e critica filosofica". INGRESSO LIBERO


lunedì 27 aprile 2009

Tutti con Pino Masciari


Di seguito, pubblico un comunicato degli amici di Pino Masciari, associandomi in pieno. Condivido, infatti, la necessità di sostenere e tutelare il coraggioso testimone di giustizia, insieme alla sua famiglia. Segue una nota sulla vicenda di Pino. Invito lettori, amici e visitatori del mio blog a partecipare alla battaglia in difesa della famiglia Masciari. Trovate informazioni dettagliate al link http://www.pinomasciari.org/. Grazie mille. Un abbraccio, Gianni Vattimo


COMUNICATO STAMPA - 27APRILE2009 .

Gli amici di Pino Masciari condividono e fanno proprio il documento del 27 aprile e si dichiarano determinati ad accompagnarlo nella scelta di attuare lo sciopero della fame e della sete, sospeso il 7 aprile u.s. per rispetto della popolazione Abruzzese.
Lo Stato continua ad osteggiare da 12 anni una famiglia onesta e non si trova alcuna motivazione, né legge, che possano giustificare tale operato.
Basta con le formule subdole, inconsistenti e l'informazione distorta! Basta con le parole!
Chiediamo per la famiglia Masciari sicurezza concreta e lavoro, fondamentali diritti sanciti dalla Costituzione.
f.to Gli Amici di Pino Masciari

Allegato: documento del 27 aprile 2009 indirizzato alle Cariche dello Stato a firma di Giuseppe (Pino) Masciari.

MASCIARI, LO STATO, LA SICUREZZA

Pino Masciari “(…) già imprenditore edile in terra di Calabria, è divenuto un testimone di giustizia e cioè un cittadino che, senza aver mai fatto parte di organizzazioni criminali, ha avvertito, per senso civico ovvero per rompere una cultura di omertà diffusa in un territorio devastato dalla presenza di radicate organizzazioni criminali, il dovere di testimoniare contro gli estorsori e gli usurai che lo avevano taglieggiato (…) . Le sue dichiarazione accusatorie a carico dei responsabili, alcuni dei quali pubblici amministratori, hanno da un lato comportato la condanna di tali soggetti in sede penale ma, dall’altro, esposto il Masciari e la sua famiglia alle possibili reazioni (rappresaglie e vendette) degli accusati: da tanto la sua ammissione al Programma Speciale di Protezione (…)” Questo è il ritratto dell’uomo tracciato dalla sentenza del T.A.R. in data 23 gennaio 2009 ( pag 2-3 ).

Il Testimone di giustizia è un cittadino onesto, è colui che, per libera scelta, denuncia le malversazioni, i ricatti, le intimidazioni delle organizzazioni mafiose e si schiera incondizionatamente dalla parte dello Stato.

La vita di Pino Masciari viene radicalmente stravolta in un solo giorno. La notte del 17 ottobre 1997 viene prelevato dalla sua casa, insieme alla moglie e ai due figli ancora in tenerissima età, poiché ritenuto “in grave e imminente pericolo di vita”. Deve abbandonare tutto. Un ultimo sguardo alle cose della vita da cui lui e la sua famiglia vengono strappati: il tavolo apparecchiato, la minestra nel piatto, il letto caldo da cui prendono i bambini per avvolgerli nelle coperte. I quadri alle pareti. I ricordi! La famiglia Masciari lascia il certo e si affida allo Stato.
Le voci del paese all’indomani diranno “non c’è più!” o peggio: “non esiste più”!
Per la famiglia, per gli amici, per il suo lavoro. Anche sua moglie Marisa, medico odontoiatra, subisce la stessa sorte. All’indomani chi li cercava, la mamma, i fratelli, la tata dei bambini, non li trovano più.

Nel buio della notte vengono sradicati dalla vita che a loro appartiene, una vita fatta di lavoro e di affetti profondi, inizia così la “non esistenza”, dramma quotidiano fatto di angoscia, di incertezza, di inattività, documenti e attese infinite. Nascosti, invisibili agli occhi di tutti.
Si vorrebbe credere che il cittadino onesto Pino Masciari, diventato testimone di giustizia, trovi al suo fianco lo Stato, le Istituzioni a cui si è affidato.

Invece dallo Stato, dalle Istituzioni viene trattato come fosse un “rompiscatole”, un peso.
Eppure, le leggi di questo paese determinano che il testimone di giustizia deve vivere in sicurezza, che gli devono essere garantite le medesime condizioni e tenore di vita precedenti alla denuncia.

In data 28 luglio 2004, 27ottobre 2004 e 1 febbraio 2005, la Commissione Centrale del Ministero dell’Interno, l'organismo a cui compete la gestione dei programmi di protezione, presieduta, allora come oggi, dall’on. Mantovano, si pronuncia in sostanza contro Pino Masciari. In pochi mesi, gli viene proibito di fare ritorno in terra di origine e revocato il programma di protezione “(…) Ricordato che, alla mancata accettazione da parte del Masciari, seguirà comunque la cessazione del programma speciale di protezione(…)”.
Solo, senza lavoro, senza più alcuna forma di tutela per sé e per la sua famiglia.

Tutto questo nonostante alcuni dei processi in cui deve rendere testimonianza siano ancora in corso, uno dei quali va in prescrizione: “(…) Dal momento in cui il testimone è fuoriuscito dal programma di protezione, lo stesso non risulta più essere soggetto a scorta per accompagnamenti nelle sedi di giustizia, presso le quali tuttora, quale parte lesa costituita parte civile, avrebbe diritto a presenziare (…) I motivi risultano essere stati palesati anche al Sig. Presidente di sez. del Tribunale di Catanzaro Dr. Bravin il quale è stato reso edotto della fuoriuscita del programma del Masciari con conseguente inapplicabilità del relativo accompagnamento nella sede giudiziaria competente, risultando ciò dal tenore della delibera adottata dalla competente Commissione Centrale (…)”. (Racc. A.R. del 19.06.05 dell’avv. Conidi indirizzata al Procuratore nazionale Antimafia; Al Presidente Commissione centrale ex art.10 L.82/91; Commissione Parl.Antimafia; Presidente Comitato testi).

Pino Masciari urla la sua rabbia, non si rassegna, ancora una volta si rivolge alle leggi e alle Istituzioni di questo paese: non può accettare che lo Stato lo ripudi. Non può accettare che lo Stato rifiuti di prendersi carico della sua sicurezza, quando da esso stesso è stato dichiarato a rischio di vita.

Nasce da questa condizione il ricorso al Tar del Lazio, avverso il provvedimento ingiusto del 27 ottobre 2004.

Inspiegabilmente, senza colpa di Masciari, la risposta del Tribunale tarda ad arrivare.
Nel contempo, l’avvicendarsi dei governi porta il nuovo viceministro incaricato, ad occuparsi ancora dei testimoni di giustizia: sopraggiunge la delibera del 24 aprile 2008 a firma dell’ on. Minniti.

Il 23 gennaio 2009 arriva l'attesa sentenza, dopo quattro infiniti anni! Il Tar si pronuncia, proclama e sancisce che la sicurezza della famiglia Masciari risulta essere di competenza della Commissione Centrale del Ministero dell’Interno.

L’on. Mantovano, anziché ammettere di aver operato erroneamente tramite provvedimenti inadeguati, proclama vittoria contro il testimone di giustizia, contro un cittadino onesto e, nel tentativo di distogliere l'attenzione dalle carenze del suo operato, dalle sue responsabilità, esibisce conti economici eludendo i reali e contingenti problemi relativi alla sicurezza e al lavoro; utilizzando quale scudo provvedimenti altrui, ovvero la delibera dell’on. Minniti che, nel “rattoppare” le carenze della precedente delibera dell’on. Mantovano, riconosce al Masciari condizioni migliori, seppure ancora non del tutto soddisfacenti.

In verità le due delibere (Mantovano 2004 - Minniti 2008) si sono dimostrate carenti sotto il profilo della sicurezza, tanto da indurre il T.A.R. ad accogliere le ragioni del Masciari: entrambe non tenevano conto a livello legislativo dell’art. 16 ter della legge 82/91, che assicura ai nuclei familiari inseriti nel Programma il diritto a misure di protezione “fino all’effettiva cessazione del pericolo”. La sicurezza è determinante e non può essere considerata “un aspetto marginale” o “una voce meno significativa” come invece afferma l’on. Mantovano nelle sue missive.
Masciari ha denunciato ‘ndranghetisti e collusi, poi condannati dalla giustizia. Tra questi, uomini di spicco della criminalità quale Nicola Arena, appartenente all’omonimo clan, di recente passato alla cronaca perché penetrato di prepotenza in Lombardia e in Emilia Romagna. Affari e profitti colossali degli Arena, ottenuti con sistemi sporchi e crudeli della ‘ndrangheta, sono stati scoperti dai magistrati dell’antimafia, che hanno arrestato affiliati e sequestrato beni milionari. E tutto questo accade al Nord, nelle regioni che si ritenevano al riparo dalle infiltrazioni mafiose. Gli uomini della ‘ndrangheta sono sanguinari, in agguato quando tutto tace. E sul caso Masciari continua ad esserci un silenzio troppo pericoloso. I suoi bimbi vanno a scuola senza scorta e coi loro veri nomi, situazione che rende la famiglia facile bersaglio.

Il Programma Speciale di Protezione si è rivelato carente, tanto è vero che la denuncia del Masciari in merito alle considerazioni esposte, sono state condivise a molti livelli dagli organi dello Stato preposti: Tribunali, Commissioni Parlamentari della XIV e XV legislatura, attraverso Interpellanze, Interrogazioni parlamentari, ecc.. Le condizioni inaccettabili a cui il programma di protezione ha sottoposto Masciari sono state analizzate a fondo e sono stati confermati i disagi, le vessazioni e l’esposizione a rischio sua e della sua famiglia.

In particolare la relazione ufficiale della Commissione Parlamentare Antimafia della XV legislatura, all’unanimità, ha approvato una relazione conclusiva nella quale si legge testualmente: “(…) Chi ha rinunciato alla propria vita per lo Stato, viene dallo stesso Stato poi privato della dignità, del nome, della terra di nascita e abbandonato al suo destino (se non alla mercé dei mafiosi). (…) Lo spaccato emerso appare evidenziare come i testimoni di giustizia siano i primi a sperimentare sulla loro pelle quelle gravi cadute di efficienza del sistema, dovute spesso a inettitudine, trascuratezza e irresponsabilità. (…) Occorre un mutamento di mentalità e di metodo, una diversa filosofia nell’approccio alla figura del testimone di giustizia che va visto non come “un peso” ma come una “risorsa”(….)”.

Il TAR accoglie e sancisce il principio fondamentale per il quale la sicurezza non può essere a termine e non può prescindere da una accurata investigazione ambientale atta a sancire l'effettivo grado di pericolo al quale il Testimone è esposto. Individuando, così, le manchevolezze riscontrate proprio all’organismo della Commissione Centrale che, precedentemente, aveva negato la propria responsabilità.

Ancora adesso, nonostante nella delibera del 2 aprile 2009 con la quale, la Commissione Centrale del Ministero dell’Interno riferisce di ottemperare la sentenza del T.A.R., non c'è una immediata e completa attuazione della stessa, poiché non si indicano nè tempi nè modi.
La famiglia Masciari da 12 anni subisce ingiustamente il congelamento esistenziale, sociale, umano e professionale, vivendo nella paura e nell'ansia.

La famiglia Masciari ha contro di sè la mafia più potente, la ‘ndrangheta e vive nell’incertezza della presenza dello Stato, tanto da essere costretta ad un’azione di doloroso contrasto ed a subirne le conseguenze.

Gli atti riservati della Commissione Centrale dell’11 giugno 2007 depositati presso il TAR della Regione Lazio in data 2 ottobre 2008, mettono in netta evidenzia “come in riferimento ai profili relativi alla sicurezza e alle modalità di esecuzione della protezione, sia emersa la necessità di applicare al caso di specie, pur in presenza di un programma di protezione in località protetta, modalità concrete mutuate dalle speciali misure in località di origine, con maggiore sensibilità rispetto alle esigenze delle persone protette e più frequenti contatti atti a fornire al testimone una più diretta contezza dell’attività svolta”.

Tale costatazione, sebbene sia stata individuata, non è stata nella pratica mai attuata.
Di questo ha bisogno la famiglia Masciari: cambiamento della modalità di protezione, che pur nel rispetto della legge, dia una sicurezza più adeguata all’ esigenza di vivere alla luce del sole e non da reclusi, in rispetto della libertà e della dignità della persona.

La famiglia Masciari è la mia famiglia. Mia moglie. I miei bambini.
Conquistare lo stato di sicurezza è fondamentale, è l'unica possibilità di futuro per mia moglie ed i miei figli.

Questo passaggio richiede intendimento profondo da parte delle Istituzioni.
L’on. Mantovano agisca conseguentemente, prendendo provvedimenti che rendano davvero onorevole il suo operato, assumendosi la responsabilità della nostra sicurezza e della nostra prospettiva di vita, ponendo finalmente fine all’antagonismo perpetrato contro di noi, di me.
Orgogliosamente Testimone di Giustizia, Cittadino onesto.

Se questo non avverrà in tempi brevissimi, inizierò lo sciopero della fame e della sete come descritto nella Dichiarazione di Volontà registrata a Pinerolo il 26 marzo 2009, azione programmata per il 7 aprile u.s. e sospesa in rispetto alla tragedia che ha colpito l’Abruzzo.
Sono disposto a morire per rendere la mia famiglia sicura e libera.

Con Osservanza
f.to Giuseppe (Pino) Masciari