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lunedì 27 maggio 2013

Sos Greyhound: un vita dignitosa per i levrieri a fine carriera


Al Parlamento europeo l'iniziativa di alcuni europarlamentari per garantire ai levrieri "a fine carriera" la corretta applicazione della legislazione europea in tema di benessere degli animali

di Oscar Grazioli, Tiscali.it


Il levrière (o levriero) è un cane di antico lignaggio. Il famoso "veltro", null'altro era che un cane da caccia, magro, agile e velocissimo identificabile con uno dei tanti levrieri che oggi conosciamo. Il termine è caduto in disuso, ma viene ricordato per una famosa profezia che Dante pone all'inizio della Divina Commedia, nella quale il veltro rappresenta dunque l'azione di Dio contro la cupidigia (la lupa), così come il levriere è una delle razze più stimate in assoluto, tanto che il Saluki (Levriere persiano) era l'unico cane a potere entrare nella tenda del beduino, in quanto era di fondamentale importanza per la caccia alla veloce gazzella. Come è noto infatti, nella religione musulmana, non è consentito toccare o farsi toccare dal cane, considerato animale impuro (tranne appunto il levriere).

martedì 17 luglio 2012

Vivisezione, gli eurodeputati IdV scrivono a Monti, Fini e Schifani

Sassari Notizie, 27 giugno 2012
BRUXELLES. “L'Italia dica No alla vivisezione”. Lo chiedono gli eurodeputati IdV Niccolò Rinaldi, Giommaria Uggias, Gianni Vattimo e Andrea Zanoni con una lettera indirizzata al presidente del Senato Renato Schifani, al Premier Mario Monti, al presidente della Camera Gianfranco Fini e ai presidenti della XIV e XII commissione del Senato, alla vigilia del voto dell’art. 14 della legge comunitaria 2011 riguardo i criteri e i vincoli di recepimento della direttiva 2010/63/UE sulla sperimentazione animale. “L’Italia ha l’occasione di rimediare agli errori commessi in sede europea e di interpretare il sentimento della stragrande maggioranza degli italiani”, si legge nella lettera. La Direttiva Ue 2010/63/UE, osteggiata in sede di votazione al Parlamento europeo dai deputati IdV, fissa le regole per la sperimentazione animale ma non la vieta. “Riteniamo che vi siano concreti margini per migliorare questo testo e inserire importanti restrizioni al recepimento della direttiva – scrivono gli Eurodeputati IdV - quali il divieto di allevamento, esportazione, movimentazione, detenzione, commercio e vendita di animali in via di estinzione, primati non umani, cani e gatti destinati alla sperimentazione e l’obbligo di ricorrere a metodi o strategie di sperimentazione che non comportino l’uso di animali”.

L'effetto immediato sarebbe la chiusura del canile lager di Green Hill (Montichiari, Brescia) già oggetto di un'interrogazione alla Commissione europea da parte di Zanoni. “La Direttiva Ue fissa degli standard ma ogni Stato membro può andare ben oltre – spiegano i deputati –. Per questo chiediamo all'Italia di inserire nel testo di legge tutta una serie di provvedimenti che vadano nella direzione del superamento di questa barbara e desueta pratica e dello sviluppo di metodi alternativi che non prevedano il sacrificio di poveri animali”. “L’Italia oggi ha l’occasione di lanciare all’Europa una sfida etica e di civiltà. È un’occasione importante che abbiamo il dovere di non sprecare”.

lunedì 20 febbraio 2012

Uccisioni sommarie di cani e gatti, lettera di Zanoni al Presidente e al Premier ucraini

UCRAINA: ZANONI (IDV) SCRIVE AD AUTORITA' KIEV PER MASSACRO CANI

(AGENPARL) - Roma, 20 feb - Andrea Zanoni, Eurodeputato IdV e vice presidente dell'Intergruppo Benessere degli Animali al parlamento europeo, scrive al Presidente Victor Yanokovych e al Premier Mykola Azarov ucraino per chiedere un intervento deciso e immediato atto a fermare le terribili uccisioni sommarie di cani e gatti nel Paese. La lettera è stata cofirmata in tutto da 22 Eurodeputati (tra cui i colleghi IDV Niccolo' Rinaldi, Sonia Alfano, Gianni Vattimo e Giommaria Uggias) appartenenti a tutti i gruppi politici del parlamento europeo e 11 stati membri. "In qualità di Eurodeputati, riteniamo la gestione di cani e gatti randagi in Ucraina inaccettabile e pertanto vi chiediamo di intervenire urgentemente e di mettere fine a questo massacro di migliaia di animali innocenti", si legge nella lettera. "Vi chiediamo, inoltre, di affrontare il fenomeno del randagismo in maniera completamente diversa e umana, ad esempio costruendo rifugi e tramite sterilizzazione". Zanoni ha già portato all'attenzione del Parlamento europeo la drammatica situazione ucraina e ha già presentato lo scorso 10 febbraio un'interrogazione parlamentare con la quale ha interessato della questione la Commissione europea. "Il massacro di cani e gatti randagi in Ucraina ha raggiunto dimensioni da Olocausto negli ultimi mesi - attacca Zanoni - Si tratta di una situazione inaccettabile e aggravata dal fatto che tutto questo potrebbe essere finalizzato a "ripulire" le strade in vista degli Europei di calcio 2012". "Le barbare uccisioni di questi poveri animali, fatte alla luce del sole, nelle strade e nelle piazze delle città ucraine, con metodi atroci come bastonate, fucilate, avvelenamenti e forni crematori, senza risparmiare madri allattanti e cuccioli, costituiscono un'offesa all'integrità e all'umanità propria dei cittadini europei - aggiunge l'Eurodeputato. Mi auguro che dopo aver ricevuto questa lettera le autorità ucraine facciano davvero tutto il possibile per fermare e ostacolare le uccisioni che purtroppo continuano nel Paese e non si limitino a dare sterili rassicurazioni". La lettera, cofirmata anche dai due vice presidenti italiani del Parlamento europeo, Gianni Pittella e Roberta Angelilli, si conclude con un laconico "confidiamo di ricevere al più presto la notizia che il barbaro massacro di cani e gatti in Ucraina sia finito per sempre". Lo si legge in una nota dell'eurodeputato.

domenica 15 gennaio 2012

Legge ammazza-cani in Romania, primo successo

Un articolo de Il Fatto Quotidiano (Alessio Pisanò) sulla famigerata legge ammazza-cani in Romania contro la quale stiamo combattendo in Europa.

Romania, un cassonetto dove vengono gettati i cani randagi (foto Oipa)
La Corte Costituzionale rumena boccia la legge ammazza-cani approvata da Bucarest a novembre che prevedeva la possibilità di praticare l’eutanasia ai randagi malati, aggressivi o pericolosi dopo soli tre giorni dalla loro cattura. La decisione dell’alta Corte arriva dopo che la Romania è stata travolta dall’ondata delle proteste della comunità animalista internazionale. Adesso la tanto contestata legge torna in Parlamento per le dovute modifiche.

Possono tirare un sospiro di sollievo i randagi rumeni che hanno rischiato di finire ‘sulla ghigliottina’ per una legge contestata tanto dentro che fuori i confini nazionali. La Corte Costituzionale nazionale ha infatti giudicato incostituzionali due articoli del testo legislativo (8 voti contro 1) che prevedeva la possibilità di sopprimere i cani malati, aggressivi o pericolosi dopo soli tre giorni dalla loro cattura, senza specificare come le amministrazioni comunitarie avrebbero potuto prendere questa decisione, e lasciando assolutamente vago anche il concetto di “consultazione popolare” prevista per la soppressione di cani non malati né pericolosi dopo 30 giorni.

Adesso la legge torna al parlamento rumeno, che l’aveva approvata il 23 novembre scorso, dove dovrà essere discussa dal Senato e poi di nuovo dalla Camera, per poi tornare all’esame dei giudici costituzionali. Soddisfatti gli animalisti dell’associazione Vier Pfoten che avevano dato mandato alla Corte di intervenire, con l’appoggio di 120 deputati dell’opposizione, sicuri dell’incostituzionalità della legge. Un testo che aveva attirato sulla Romania gli sguardi scandalizzati degli animalisti di tutta Europa e della stessa Bruxelles. Alcuni eurodeputati (tra cui gli italiani Andrea Zanoni, Sonia Alfano, Niccolò Rinaldi e Gianni Vattimo) avevano addirittura chiesto al Commissario Ue competente, il maltese John Dalli, di intercedere con il Presidente rumeno Traian Basescu affinché non promulgasse questa legge. Sempre a Bruxelles il 7 dicembre, l’Oipa (International organization for animal protection) insieme a Zanoni hanno consegnato alla Commissione europea una petizione di 113 mila firme che chiedeva all’Ue azioni urgenti contro l’uccisione di cani e gatti randagi in tutta Europa.

Secondo gli animalisti, il testo di legge così come scritto oggi, avrebbe spinto indirettamente i sindaci a optare per la soppressione dei randagi viste le difficoltà introdotte sia a tenere gli animali nei canili che ad adottarli. Ad esempio non era previsto nessun finanziamento per aiutare i Comuni a costruire e gestire i canili, e per chi fosse stato interessato ad adottare un cane avrebbe dovuto pagare una tassa, registrarlo in un apposito registro, dotare l’animale di apposito microchip, dimostrare di avere i mezzi finanziari e il giusto spazio per tenerlo e perfino chiedere il permesso dei vicini di casa (nel caso si adottassero più di due animali). Insomma tutti criteri probabilmente buoni sulla carta ma che difficilmente si sposano con le condizioni economiche della maggior parte dei cittadini rumeni.

E tutto questo, secondo le autorità rumene, solo per risolvere l’annoso problema del randagismo. Una scusa bella e buona, secondo gli animalisti, che servirebbe solo a nascondere il business dei “boiacani” che, secondo Save the Dogs “si arricchiscono catturando ed uccidendo i randagi romeni”. Secondo l’associazione Four Paws, infatti, ci sono ben altri metodi per contenere il fenomeno del randagismo, come ad esempio la sterilizzazione e la vaccinazione. Sono ben 8292 i randagi così trattati dai volontari dell’associazione nel corso del 2011 in Romania (5122), Lituania (1437) e Bulgaria (1200).

In Europa, intanto, si sta lavorando ad una nuova ‘Strategia sul benessere degli animali’ che dovrebbe essere messa a punto nei primi mesi del 2012 e che terrà in considerazione quanto sancito dall’articolo 13 del Trattato di Lisbona che definisce gli animali come “esseri senzienti” e quindi portatori dei relativi diritti. Ma per mettere definitivamente la parola fine alla legge sui randagi in Romania, bisognerà però aspettare ancora qualche mese.


martedì 6 dicembre 2011

Randagi rumeni, un appello

Rimando qui a un bell'articolo pubblicato dall'Agenzia di stampa Geapress il 2 dicembre 2011, sui cani randagi romeni e la recente disposizione legislativa della Romania che autorizzerebbe le autorità locali a ridurre il problema con ogni mezzo, nonché sull'appello firmato dall'intero gruppo dell'Idv al Parlamento europeo, insieme ad altri deputati, per chiedere al Presidente rumeno di ritirare la legge in questione.

GEAPRESS – Un pasticciaccio brutto quello dei randagi romeni. Brutto innanzitutto per i randagi che per via della legge approvata lo scorso 22 novembre (vedi articolo GeaPress) saranno ora in balia delle decisioni dei Sindaci. Lo Stato delega la sua politica alle autorità locali che, però, senza regole generali, possono fare tutto quello che vogliono, ivi compreso (come del resto già successo proprio in Romania) le uccisioni di massa. Un brutto pasticcio anche per la scarsa veemenza con la quale le autorità europee stanno affrontando la questione. Anche qui non vi è una politica di principio, anche perché non sempre le autorità politiche dell’Europa, ovvero quelle che decidono o possono determinare regolamenti e direttive, coincidono con quelle di natura elettiva. Lo sono gli eurodeputati, ma il Consiglio e la Commissione sono forse più confacenti all’Europa delle lobby. Qualcosa però inizia a muoversi. 

venerdì 30 settembre 2011

Trasporto di animali vivi, la campagna "8hours"

8hours, la campagna per chiedere all'UE una legislazione sul trasporto di animali vivi
Il Fatto Quotidiano, 30 settembre 2011. Di Alessio Pisanò.

La campagna animalista chiede alle istituzioni comunitarie di fissare per legge il limite massimo di 8 ore per il trasporto del bestiame. Ogni anno milioni di bestie vengono trasportati sulle strade europee al limite della sopravvivenza
Ogni anno milioni di animali sono trasportati sulle strade europee troppo spesso in condizioni inaccettabili. Centinaia di bestie malnutrite e ammassate in pochi metri quadrati dove le temperature spesso superano i 40°. Animali che si feriscono e sanguinano per ore. Spesso non possono stare nemmeno in piedi perché i soffitti sono troppo bassi, ma se si sdraiano corrono il rischio di esserr calpestati
Tra le maggiori cause di questa tragedia c’è l’eccessiva durata dei trasporti. Giorni interi sulla strada, viaggi interminabili da un capo all’altro d’Europa, lungo migliaia di chilometri fino alla destinazione finale, il più delle volte il macello.

La campagna 8hours, lanciata dall’associazione animalista Animals’ Angels, chiede alla Commissione europea di stabilire il limite vincolante di 8 ore per il trasporto di animali vivi in Europa, secondo quanto raccomandato nel 2002 dal Comitato scientifico per la salute e il benessere degli animali della stessa Commissione Europea. Nel rapporto “The Welfare of animals during transport” si legge: “I trasporti di animali vivi dovrebbero essere i più brevi possibile”. Una raccomandazione finita nel cestino, visto che in Europa non esiste tuttora alcun limite. La legislazione Ue prevede infatti trasporti anche di parecchi giorni (con pause cicliche del tutto inadeguate) a patto che siano rispettate alcune semplici misure riguardanti il riposo, l´alimentazione e l´abbeveraggio delle bestie. Misure che, neanche a dirlo, vengono troppo spesso ignorate.

“Mancano totalmente i controlli”, attacca Adolfo Sansolini, coordinatore della campagna 8hours. “L’agenzia Ue incaricata, la Food and Veterinary Office (FVO) di Dublino, conta solo 4 ispettori, con milioni di animali trasportati ogni anno in tutta Europa. Va da se che è impossibile controllare in modo rigoroso”. “Con questa campagna vogliamo tradurre in pratica gli appelli della Federazione dei veterinari d’Europa”, continua Sansolini, “ovvero macellare gli animali nei punti più vicini e trasportare solo le carni refrigerate. Le 8 ore che proponiamo nascono da un’analisi della Commissione stessa ed equivalgono ad un raggio di 500 km”.

L’Italia, per la sua robusta industria alimentare, rappresenta uno degli hub principali del trasporto di animali in Europa. Secondo stime del Ministero della Salute, nel 2010 l’Italia ha importato 1.018.584 capi bovini dalla Francia, 508.305 suini dall’Olanda e 23.839 cavalli dalla Polonia. Il sospetto è che non tutti questi animali abbiamo viaggiato in condizioni accettabili. Un esempio? Nell’ottobre 2010 alcuni volontari di Animals’ Angels hanno seguito da vicino il trasporto di 315 pecore non tosate da Mota del Cuervo in Spagna fino al mattatoio di Fara in Sabina a Rieti, in Italia. Un percorso di 1917 km durato circa 24 ore. “Allo scarico c’erano quattro pecore a terra e una morta a bordo del camion”, si legge nel rapporto dell’associazione. “Gli animali a terra sono stati abbattuti d’emergenza. Il veterinario di controllo ha riscontrato diversi animali estremamente magri, altri con gravi infiammazioni oculari o affetti da mastite e zoppia”. Secondo i volontari, “c’erano 35 animali in più rispetto alla capienza del veicolo. La maggioranza toccava il soffitto con la testa o addirittura con la schiena”. E poi ancora “non c’era lettiera a bordo del camion. Quindi il pavimento era coperto di urine e deiezioni ed era molto scivoloso”.
Animals’ Angels teme che questo caso sia tutt’altro che un’eccezione. “In Italia le condizioni di trasporto sono migliorata dal 1999, quando nel porto di Bari morirono centinaia di pecore”, ammette Sansolini, “ma ci sono ancora troppe situazioni ufficialmente legali ma assolutamente non legittime”.
Per questo motivo la campagna 8hours vuole consegnare alla Commissione europea un milione di firme affinché intervenga al più presto, non escludendo, in caso di fallimento, di usare quelle stesse firme per adire la nuova legge d’iniziativa popolare che, con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, permette ai cittadini di rivolgersi direttamente a Bruxelles. L’associazione sta cercando di portare dalla sua parte il Parlamento europeo, interlocutore privilegiato della Commissione, cercando adesioni tra gli Eurodeputati. Tra gli italiani, hanno già aderito alla campagna David Sassoli e Gianni Pittella (Pd), Cristiana Muscardini (Fl), Andrea Zanoni, Sonia Alfano e Gianni Vattimo (IdV).

martedì 28 settembre 2010

L’animale è “povero di mondo”, ma non per questo va torturato. Intervista a Gianni Vattimo



Basta affiancare il suo nome, su Google, alla voce ”Animali” per capire quanto questo tema sia, da tempo, un cavallo (appunto) di battaglia di Gianni Vattimo, uno dei filosofi italiani più noti al grande pubblico, allievo di Hans Georg Gadamer ed esperto del pensiero di Nietzsche e Heidegger, nonché, dal 1999, europarlamentare.
Lo abbiamo intervistato pochi giorni prima della discussione in aula, a Strasburgo, della controversa direttiva sul ricorso agli animali per gli esperimenti scientifici, approvata mercoledì dal Parlamento Europeo. Ecco, tra ironia, divagazioni e impegno politico il pensiero – non troppo debole – del professore sulla natura, l’ambiente e gli altri esseri viventi.
D) Professore, lei ha sempre avuto una passione per l’alpinismo. Heidegger era uno sciatore. Pensa che il filosofo sia in qualche modo “più vicino” alla natura e ne senta un richiamo più forte?
R) Teoricamente sì. Visto che la filosofia è sempre stata una ricerca sui fondamenti basilari dell’esperienza il rapporto con il mondo fisico sembra essere costitutivo. O almeno storicamente è stato così. Prima di Platone e Aristotele i filosofi erano chiamati fisici. Una certa dose di “sensibilità naturalistica” è dunque normale nella filosofia, anche se non vi è nulla di naturale in tutto ciò, ma si tratta di un accadimento storico.
D) Nel suo caso è nata prima l’attrazione verso il mondo esterno e la natura o la scintilla della riflessione filosofica?
R) Francamente non ricordo più! Ma qui c’è di mezzo la religione. Io ho iniziato ad andare all’oratorio e frequentare l’azione cattolica a 12 anni e negli ambienti cattolici si cercava di stancare l’adolescente perché non avesse troppe energie da dedicare all’impurità. Si faceva quindi molta retorica alpinistica, che però era anche una cosa piacevole e simpatica, un modo per stare insieme agli altri, legarsi in cordata con un compagno di scalata ecc. Io sono stato salvato non poche volte dal precipizio! Direi che la mia vocazione alpinistico-naturalistica è nata così: come interesse religioso per il bello del mondo.
D) Condivide l’idea che camminando – e anche scalando – si pensa meglio?
R) Sicuramente sì, devo dire però anche sciando. Credo ci sia comunque un rapporto tra il pensiero e i muscoli più elastici. Io a un certo punto ho smesso di fare l’alpinista e sono diventato un camminatore di sentieri di metà costa. In Engadina, nel paese della Montagna Incantata di Thomas Mann, ci sono dei sentieri bellissimi. Uno sale a 2000 metri e poi cammina tutto il giorno in quota, senza stancarsi troppo ma con grande piacere.
D) Da un lato l’attrazione dei filosofi verso la natura e il mondo esterno, dall’altro però Heidegger sosteneva che “l’animale è povero di mondo”…
R) Beh, mettersi in rapporto con la natura non significa necessariamente farne parte così organicamente come le piante e gli animali. Heidegger intendeva forse che per accedere alla natura ci vuole un certo distacco, se uno ne fa troppo parte non se ne accorge nemmeno.
D) C’è dunque un “grado di appartenenza” diverso dell’animale alla natura, rispetto all’uomo?
R) Noi tendiamo a pensare così, finché gli animali non ci rispondono, finché cioè non si riesce ad instaurare una comunicazione. Il mio gatto ieri mi ha fatto credere di non aver ancora cenato: andava su e giù vicino alla scodella, come se aspettasse di poter mangiare e ho poi scoperto che aveva già mangiato. C’è quindi sempre un certo grado di comunicazione, anche se non linguistica. Questo ci avvicina, ma ci impedisce di condividere pienamente il mondo con gli animali.
D) Lei però si è sempre detto contrario alla contrapposizione natura-cultura…
R) Nel senso che tutto quello che noi chiamiamo natura lo facciamo pur sempre attraverso termini culturali. Noi siamo viscere, corpo, calli, ma tutte queste cose le assimiliamo sempre attraverso la cultura, quindi la distinzione non regge tanto. Nemmeno un’isola corallina mai frequentata dall’uomo è puramente qualcosa di naturale, ma appena ne parliamo, è già dentro un nostro discorso.
D) Il suo ex-allievo Ferraris (Maurizio Ferraris, autore de Il Mondo Esterno, N.d.R.) non sarebbe d’accordo.
R) Lui è caduto nell’empirismo. Io non ho mai negato l’esistenza del mondo esterno, ma appena lo affermo non è più così esterno. Se fosse davvero “esterno” non potremmo saperne niente. La filosofia non può essere solo lo studio di “cosa c’è”. Nemmeno i filosofi greci si limitavano alle cose “che ci sono”, ma pensavano sempre a come modificarle e farne progetti.
D) Veniamo ad oggi. Qual è secondo lei il problema più urgente per l’ambiente?
R) E’ che il capitalismo sta esaurendo le risorse naturali. Noi siamo come a bordo del Titanic e continuiamo a ballare incuranti… Purtroppo ci sono forti interessi che frenano lo sviluppo di alternative. C’è una certa inerzia della società produttiva che non si riesce a rompere. Io non saprei se l’automobile ad idrogeno, per fare un esempio, non potesse essere possibile già 30 anni fa. Ho assistito qualche anno fa un amico malato di Aids e ho chiesto in ospedale perché non usassero i nuovi medicinali disponibili. Mi è stato risposto che avrebbero dovuto prima finire le vecchie scorte… Il problema dell’ambiente è il problema di questi meccanismi di potere.
D) Altri paesi però, come quelli nordeuropei, sono riusciti, almeno in parte, a tramutare i problemi ambientali in occasioni di business. Perché questo non riesce bene in Italia e si continuano a considerare gli investimenti nella sostenibilità dei costi invece che delle opportunità?
R) Sono abbastanza pessimista su questo. Mi auguro che si riesca a trasformare realmente i problemi dell’ambiente in business, ma ne dubito fortemente. Tuttavia non potendo fare altro è normale che si cerchi questa soluzione. Però facciamo attenzione: se la nostra industria automobilistica per espandersi vorrà vendere un’auto a ogni cinese tra qualche anno non si respirerà più! E’vero che nel frattempo si potrebbero scoprire nuove tecnologie, ma il problema è che si fa poca ricerca. Spendiamo più per la ricerca sulle pillole per l’obesità che contro la malaria.
D) Mi sembra di capire che lei è, in ogni caso, più vicino all’idea di Pallante della decrescita felice, non è vero?
R) Direi di sì, mi piace di più. Il PIL non è un indicatore adeguato. Se la Francia domani vendesse tutti i suoi musei il PIL salirebbe, ma allora? Che razza di indice è questo?
D) Nella prossima seduta del parlamento europeo (8 settembre) si voterà la nuova direttiva sull’utilizzo di animali nella sperimentazione scientifica. Cosa ne pensa?
R) E’uno scandalo mondiale, ci tengo che lei lo scriva sul suo magazine. E’tutta un’affermazione di principio – “gli animali non si possono maltrattare, ecc. ecc.” – ma poi ci sono una serie di clausole di salvaguardia: “salvo il caso in cui, non si possa fare diversamente o gli scienziati ritengano che ecc…”. Ad esempio, per quanto riguarda l’anestesia, si dice che c’è l’obbligo di sottoporre gli animali ad anestesia, per non farli soffrire, “salvo che questa non sia opportuna”! E’ terribile, significa tutto e nulla. Io ero al Parlamento Europeo due legislature fa e ci sono tornato ora, trovandomi questa cosa fatta. E temo che adesso, in seconda lettura passerà (com’è avvenuto, N.d.R.). Sto cercando di raccontare questa cosa a tutte le persone che conosco perché è uno scandalo. Che l’animale sia “povero di mondo” non significa che lo si possa torturare.
Andrea Gandiglio
Sulle reazioni, all’indomani della votazione della direttiva europea sugli esperimenti scientifici sugli animali, vedi anche: “Test sugli animali: si infiamma la polemica sulla normativa UE“, La Stampa, 9 settembre 2010

venerdì 17 settembre 2010

Vivisezione: ho votato contro.

Da Il Giornale di oggi:

La posta dei lettori
L'angolo di Granzotto

Sperimentazione sugli animali, ecco chi l'ha votata

Leggo con sgomento la sua mi auguro involontaria censura dei nomi dei deputati che hanno appoggiato al Parlamento europeo la legge che accetta e rende possibile le torture sugli animali. Mi auguro che vengano resi noti anche sul suo Giornale. Noi ragazzi siamo schifati oltre ogni dire da una classe politica che dilapida i nostri soldi con sprechi inaccettabili e per di più si arroga il diritto di imporci un’etica che invece ci disgusta e risulta contraria a ogni nostro valore. Siamo stanchi del silenzioassenso verso simili malefatte. La prego, rimedi subito al suo, mi auguro davvero, non voluto, proteggere questi disgraziati omettendone il nome.
Gio’ (La dame aux camèlias)

Ma quale censura involontaria o no, gentile lettrice (perché non si firma con nome e cognome? L’anonimato fa parte della sua etica?). Ho scritto di non aver trovato sul pur sontuoso e «trasparente» sito del Parlamento europeo i dettagli del voto (in pratica, i nomi di coloro che hanno votato a favore della legge sulla sperimentazione su animali, quelli che votarono contro e gli eventuali astenuti). Lei me ne fornisce l’elenco, tratto da un altro sito del quale non ero a conoscenza (abbia pazienza: ce ne sono, nella dannatissima Rete, qualche milione). Elenco che mi affretto a pubblicare, come promesso. Hanno votato «sì»: Gabriele Albertini (Pdl), Magdi Cristiano Allam (Io Amo l’Italia), Roberta Angelilli (Pdl), Antonello Antinoro (Udc), Alfredo Antoniozzi (Pdl), Pino Arlacchi (Idv), Raffaele Baldassarre (Pdl), Paolo Bartolozzi (Pdl), Sergio Berlato (Pdl), Luigi Berlinguer (Pd), Mara Bizzotto (Lega Nord), Vito Bonsignore (Pdl), Mario Borghezio (Lega Nord), Antonio Cancian (Pdl), Carlo Casini (Udc), Sergio Cofferati (Pd), Giovanni Collino (Pdl), Lara Comi (Pdl), Paolo De Castro (Pd), Luigi Ciriaco De Mita (Udc), Herbert Dorfmann (SVP), Carlo Fidanza (Pdl), Lorenzo Fontana (Lega Nord), Elisabetta Gardini (Pdl), Roberto Gualtieri (Pd), Salvatore Iacolino (Pdl), Vincenzo Iovine (Idv), Giovanni La Via (Pdl), Clemente Mastella (Udeur), Barbara Matera (Pdl), Mario Mauro (Pdl), Erminia Mazzoni (Pdl), Claudio Morganti (Lega Nord), Alfredo Pallone (Pdl), Pier Antonio Panzeri (Pd), Aldo Patriciello (Pdl), Mario Pirillo (Pd), Gianni Pittella (Pd), Vittorio Prodi (Pd), Fiorello Provera (Lega Nord), Licia Ronzulli (Pdl), Oreste Rossi (Lega Nord), Potito Salatto (Pdl), Matteo Salvini (Lega Nord), Lia Sartori (Pdl), David-Maria Sassoli (Pd), Giancarlo Scottà (Lega Nord), Marco Scurria (Pdl), Sergio Paolo Francesco Silvestris (Pdl), Francesco Enrico Speroni ( Lega Nord), Salvatore Tatarella (Pdl), Iva Zanicchi (Pdl).
Mancano all’appello 21 eurodeputati (il nostro contingente assomma a 78 parlamentari), che o erano assenti o hanno votato contro. In ogni modo non si sono resi complici dell’euromisfatto. Sono tre del Pdl: Mario Mauro, Cristiana Muscardini ed Enzo Rivellini. Un Udc: Tiziano Motti. Dodici del Partito democratico: Gianluca Susta, Francesca Balzani, Rita Borsellino, Salvatore Caronna, Silvia Costa, Andrea Cozzolino, Rosario Cricetta, Francesco De Angelis, Leonardo Domenici, Guidi Milana, Debora Serracchiani e Patrizia Toia. Nessuno della Lega e cinque dipietristi: Niccolò Rinaldi, Luigi De Magistris, Sonia Alfano, Giammaria Uggias e Gianni Vattimo. Alla prossima chiamata alle urne riproporrò questo elenco. Così sapremo per chi non votare.
Paolo Granzotto

venerdì 10 settembre 2010

Scempio dei diritti degli animali

Scempio dei diritti degli animali

Senza votazione, poiché si trattava di una cosiddetta seconda lettura, il Parlamento europeo ha approvato una direttiva sulla "Protezione degli animali utilizzati a fini scientifici" che non può non suscitare sentimenti di vergogna in chi ha partecipato alla seduta. Chi aveva lavorato da anni a una soluzione di compromesso – compromesso tra chi? Ovviamente tra difensori dei diritti animali e BigPharma – ha sostenuto che si tratta del miglior compromesso oggi possibile. Ma chi legga onestamente il testo che da oggi è legge europea non può non rilevare che alle molte affermazioni di principio sul rispetto degli animali si accompagnano tali e tante "clausole di salvaguardia" (salvaguardia dell'industria e non degli animali, ovviamente) che il titolo sulla protezione è esplicitamente (e persino cinicamente) contraddetto. Il tono dominante può essere riconosciuto leggendo per esempio l'art. 14: "Gli stati membri assicurano che, salvo non sia opportuno, le procedure (che causano dolore, sofferenza, angoscia, danno prolungato) siano effettuate sotto anestesia totale o locale": si può parlare di "opportunismo"? Chi e come debba decidere sulla "opportunità" non è ovviamente detto. E così in tanti altri articoli. Molto spesso, poi, si parla di qualcosa che "è scientificamente provato" – come se gli stati non sapessero che ci sono posizioni scientifiche diverse proprio su temi delicati come quello della vivisezione –: è il caso dell'art. 11 (si potranno utilizzare animali randagi e selvatici delle specie domestiche nel caso in cui sia "scientificamente provato che è impossibile raggiungere lo scopo della procedura se non utilizzando un animale selvatico o randagio").

Quasi tutti coloro che si sono schierati a favore del testo della direttiva hanno dichiarato la loro insoddisfazione e il proposito di lavorare per un miglioramento nel futuro. Molti hanno ricordato – con untuosa compunzione – che molte malattie oggi si possono curare proprio perché in passato si è sperimentato con animali vivi; come se non si fossero fatti moltissimi progressi nella farmacologia che permettono finalmente di evitare le sofferenze degli animali con altri metodi di esperimento. La preoccupazione di non porre le industrie farmaceutiche europee in condizioni di inferiorità rispetto a quelle di paesi più "tolleranti" è stata uno dei motivi ben visibili nel dibattito: è purtroppo regola, ormai, che le imprese europee delocalizzino la propria produzione verso paesi che presentano tutele ben più blande dei diritti (in particolare quelli sociali). Ma uno degli articoli più assurdi e abbastanza incomprensibili è quello che vieta agli stati membri di legiferare in modo più severo e restrittivo; difficile non accorgersi che anche questo divieto è da intendersi come clausola di salvaguardia dell'industria farmaceutica, che non deve incontrare intralci in nessun luogo del mercato unico.

Due soli fatti si possono menzionare per limitare la vergogna della approvazione della direttiva: i tre emendamenti proposti dai Verdi – miranti a correggere alcuni dei punti più inaccettabili della direttiva (e cioè a introdurre il diritto degli stati membri di adottare leggi più restrittive e il dovere di ricorrere a metodi alternativi alla vivisezione laddove esistano) –, che sono stati respinti a maggioranza; e la richiesta (presentata da Sonia Alfano ma appoggiata dai Verdi e da altri singoli deputati) di rimandare il testo alla Commissione agricoltura del Parlamento (competente sul tema) per un ulteriore ripensamento. Sia gli emendamenti dei Verdi, sia la richiesta di rinvio, sono stati respinti, ma almeno nel caso degli emendamenti c'è stato un voto nominale: gli elettori interessati al benessere degli animali hanno dunque la possibilità quantomeno di leggere i nomi e cognomi dei deputati (una larga maggioranza, purtroppo) che hanno contribuito a questo vero e proprio scempio dei diritti degli animali.
Gianni Vattimo
(Articolo postato sul sito dell'Italia dei Valori)

giovedì 17 settembre 2009

Margini


Margini

Si inaugura in questi giorni una settimana di iniziative intitolata "Torino spiritualità". Conferenze, esercizi di meditazione, presentazione di libri e illustrazione di figure di mistici - non solo cattolici o cristiani, anche rappresentanti di altre religioni. Tutto questo mentre impazzano tra Bari, Roma e la Sardegna le escort (leggi puttane) dell'utilizzatore finale (leggi puttaniere) Silvio Berlusconi. Qual è qui il fenomeno marginale? La mignottocrazia berlusconiana, tinta del razzismo "cristiano" della Lega, oppure la settimana di spiritualità torinese? E ancora, a proposito di eventi "marginali": il 16 settembre, mentre un Parlamento Europeo disincantato e distratto rieleggeva Barroso presidente della Commissione europea, consapevole che questo era un ennesimo scacco all'autorità e vitalità del Parlamento (unica istituzione europea eletta direttamente dai cittadini), in una piccola aula del palazzo di Strasburgo si ricostituiva, poiché siamo a inizio legislatura, l'intergruppo sul benessere e la conservazione degli animali, questi nostri fratelli muti, con cui condividiamo tanti problemi di sopravvivenza. Una boccata di aria non mefitica, da Torino e da Strasburgo, libera anche forse perché spira nei margini, sfugge all'attenzione dei poteri forti, ma come la vecchia talpa scava loro la fossa.

Gianni Vattimo

lunedì 1 giugno 2009

Per il benessere degli animali



Sono tra i candidati "Positivi" segnalati dalla LAV (e dunque, e ne sono onorato, tra i "consigli della LAV" per le elezioni al Parlamento europeo: http://www.lav.it/index.php?id=1324), La Lega Anti-Vivisezione. Quando ero deputato europeo, ho fatto parte dell'Intergruppo Parlamentare per il Benessere e la Conservazione degli Animali.

Inoltre, sono stato segnalato tra i candidati anti-caccia. Ebbene sì, ho preso più volte posizioni anti-caccia nel passato, anche sui giornali. Grazie della fiducia riposta in me dall'Associazione Vittime della Caccia: http://www.nadiamarino.com/2009/05/31/europee-2009-candidati-italiani-anti-caccia/.

Ripeto qui sul blog ciò che ho scritto ad alcuni tra i più sensibili alla questione del benessere degli animali, che mi hanno interpellato sulle mie intenzioni una volta eletto. Effettivamente, quando ero deputato europeo, mi sono battuto per il benessere degli animali in ogni occasione si sia presentata. Io stesso ho un gatto che mi chiede, ogniqualvolta torno da incontri della campagna elettorale, di giocare, anche a notte fonda: assicuro che dopo una giornata trascorsa a parlare e volantinare, anziché accasciarmi sul letto do retta al gatto! Anche in passato, mi sono speso non poco per il benessere degli animali, questione che mi attrae, del resto, anche filosoficamente: Peter Singer, del quale non condivido tutto il pensiero ma è comunque difficile trovare una questione di etica pratica che ci distanzi, ha scritto cose importantissime sui nostri doveri nei confronti degli animali (ne ho anche ampiamente parlato in un libro, "La vita dell'altro", che raccoglie miei precedenti articoli sulla questione). Sul mio sito, laddove ho tenuto in vita una sezione sulle mie attività di parlamentare europeo tra il 1999 e il 2004, compaiono numerose mie iniziative a favore del benessere degli animali, e non intendo certo sottrarmi, se dovessi essere eletto, a battermi ancora (http://www.giannivattimo.it/menu/europparl2.html). Mi auguro anche di poter essere ancora un punto di riferimento per l'Italia al Parlamento europeo per tramite dell'eurogruppo sul benessere degli animali.
Non ho un programma così dettagliato da illustrare le specifiche tematiche delle quali intendo occuparmi, anche perché ho capito negli anni che molte delle migliori cose che si possono fare dal punto di vista della legislazione hanno per così dire un background di società civile; in parole meno fumose, ritengo che i cittadini possano fare molto per fornire spunti ai parlamentari europei (in particolare a coloro che per formazione provengono, come il sottoscritto, da esperienze diverse rispetto a quelle connesse ai problemi di cui qui si tratta), e far sì che questi ultimi si mobilitino in tal senso. Tuttavia, mi occuperei certamente di promuovere idee come quelle segnalatemi dagli elettori in questi giorni: tra queste, la ricerca di soluzioni meno barbare rispetto ai canili e l'adozione di provvedimenti contro i canili-lager, e la prevenzione: ovvero, la predisposizione di spazi che permettano ai cani di evitare le nevrosi connesse con la solitudine, il vivere in spazi angusti per troppe ore durante la giornata, ecc. Si tratterebbe, credo, di passare a una nuova epoca di regolamentazione, nella quale diventi finalmente possibile trasformare dichiarazioni d'intenti in vere e proprie possibilità di fare, per aumentare la libertà di esseri che non devono subire limitazioni indebite a causa della presenza umana.
In generale, tenterei di muovere la legislazione europea verso forme di convivenza ben più civile della nostra con gli animali, non sono quelli domestici. Per fare un esempio, cercherei di capire se è possibile fare qualcosa contro gli scempi che l'Europa ancora compie in osservanza alle leggi dell'Organizzazione mondiale del commercio, che per promuovere la legge unica del free trade passa sopra a qualsiasi diritto degli animali sia immaginabile, concependoli unicamente come ostacoli a quella stessa legge. Anche perché se è assolutamente doveroso occuparsi della legislazione europea in materia di benessere degli animali, è ipocrita non occuparsi appunto di ciò che l'Europa fa a livello sovranazionale, smentendo l'attenzione dedicata agli animali sul suo territorio.
Ringrazio tutti coloro che mi hanno scritto per sensibilizzarmi alle diverse questioni, e li invito a segnalarmene altre qui, sul mio blog (http://giannivattimo/blogspot.com), per richiamare l'attenzione non solo mia su questi problemi.