Riporto qui le riflessioni dell'amica Mariacristina Spinosa (consigliera regionale, come sapete, e candidata alle Elezioni regionali del 28-29 Marzo) sul tema trattato insieme nel corso del dibattito “L’Italia sarà mai uno stato laico?” (giovedì 18 febbraio presso la Sala delle Tessitrici, Ex Cisap, di Collegno. Segue un video dell'incontro.
Perché questa serata? Perché ad un anno dalla morte di Eluana Englaro, continua ad essere molto acceso il dibattito politico sui temi del testamento biologico, dell'aborto, del rapporto Stato-Chiesa e della libertà di religione, dell'unione regolamentata delle coppie di fatto ed omosessuali, della RU486, della legge 40.
La serata è stata l’occasione per dibattere sui passi realmente compiuti in direzione di una piena laicità del nostro Stato e sulle tante barriere ancora da abbattere affinchè la nostra società possa definirsi una società libera, in cui ogni individuo possa godere appieno dei propri diritti. Di seguito alcune riflessioni della consigliera Spinosa, che sono state da spunto per la serata del 18 febbraio.
“La Costituzione italiana all’articolo 7 recita: “Lo Stato e la Chiesa sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”.
Dunque, si definisce Stato laico uno Stato che agisce con imparzialità nei confronti delle fedi religiose dei cittadini, uno Stato che sa difendere e salvaguardare la libertà di coscienza di ciascun cittadino.
Quindi nessuno dovrebbe imporci di vivere la libertà di coscienza o di non viverla.
Qualunque ente esterno, sia questo laico o religioso, pretenda di garantirla di fatto la nega.
Quando parlo di libertà di coscienza mi riferisco alla libertà, di ciascuno di noi, di autodeterminarsi, cioè alla nostra capacità di scegliere autonomamente ed indipendentemente.
Qui mi collego a due temi, molto dibattuti, e da me molto sentiti, in quanto donna: l’aborto e la procreazione assistita.
La legge 194 sull’aborto ha subito e continua a subire dure critiche e svariati tentativi di revisione, ma in più di trent’anni ha contribuito a salvare migliaia di donne da uno squallido destino fatto di aborti clandestini ed elevati rischi per la salute delle donne stesse.
Non c’è bisogno di ricordare che l’aborto è un lutto e che nessuna donna se lo augura. Non c’è bisogno di ricordare che, a distanza di 32 anni dalla 194, l’aborto è un male estremo, ma necessario al quale ricorrere nel caso in cui la vita del nascituro o della madre siano compromesse, per motivi psicologici, biologici, sociali.
In ogni caso si tratta, sempre e comunque, di una scelta, di quella autodeterminazione dell’individuo cui facevo riferimento prima: la donna deve poter scegliere autonomamente ed indipendentemente della propria vita e della vita del figlio che porta in grembo, senza condizionamenti esterni, senza imposizioni dall’alto, senza nessun richiamo a questa o a quella fede religiosa.
Per quanto concerne, invece, la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita (PMA), l’Italia continua a rimanere un fanalino di coda, sebbene siano passati 5 anni dalla sua approvazione.
Nei Paesi europei e negli Stati Uniti si assiste ad un continuo miglioramento delle performance delle tecniche di procreazione medicalmente assistita con una graduale, costante diminuzione delle principali complicanze, in particolare quelle legate alle gravidanze multiple, considerate dagli esperti come particolarmente rischiose.
In Italia, purtroppo, si è in netta controtendenza e non si registra alcun passo in avanti. Anzi, si continua ad assistere all’esilio forzato di coppie in cerca di un figlio, di continua ad assistere a viaggi della speranza all’estero, in particolare verso Spagna, Russia, Romania per ovviare ai divieti della legge 40, primo fra tutti il divieto di congelamento degli embrioni e l’obbligo di fertilizzare solo tre ovociti.
In Italia, inoltre, la legge vieta la diagnosi pre-impianto e resta irrisolto anche il nodo delle coppie portatrici di patologie genetiche.
Difendere la vita significa anche diminuire sensibilmente, attraverso una legge più completa ed organica, attraverso una legge chiara e che funziona, la mortalità prenatale, i ricoveri nelle rianimazioni neonatali, le percentuali di paralisi cerebrale e soprattutto i costi economici.
Ho voluto portare questi due esempi per rimarcare quanto la scelta dell’individuo prescinda da tutto, quanto la volontà di ciascun individuo debba essere rispettata. Auspicare ad una società laica, e non laicista, significa garantire a ciascuno di noi la piena libertà ed autonomia, così come previsto tra l’altro dalla nostra Costituzione. Auspicare ad una società laica significa garantire a ciascun individuo la libertà di scegliere, non che qualcuno lo faccia per noi.
Per farlo, però, occorre che certe ingerenze non siano più tollerabili, soprattutto in una democrazia che si definisce tale come la nostra. La presidente Bresso, riferendosi al caso di Eluana Englaro, diceva che esiste un’etica che impone il rispetto delle persone, ma aggiungo io il rispetto anche delle scelte di queste persone e della dignità stessa delle persone.
In Italia assistiamo ogni giorno a qualche fuga: fughe di cervelli, fughe per avere un figlio, fughe per coppie di fatto che vogliono diritti e riconoscimenti che ad oggi non hanno, fughe per lavorare in maniera dignitosa, fughe per morire.
Tutto ciò è triste, molto triste. E lasciare che altri Paesi concedano quello che il nostro Paese è incapace di concedere sarebbe un modo non solo triste ma anche vile per mettersi la coscienza a posto e per fuggire dalle proprie responsabilità. E se ciò accadesse per il nostro Paese sarebbe l’ennesima, triste sconfitta”.
La serata è stata l’occasione per dibattere sui passi realmente compiuti in direzione di una piena laicità del nostro Stato e sulle tante barriere ancora da abbattere affinchè la nostra società possa definirsi una società libera, in cui ogni individuo possa godere appieno dei propri diritti. Di seguito alcune riflessioni della consigliera Spinosa, che sono state da spunto per la serata del 18 febbraio.
“La Costituzione italiana all’articolo 7 recita: “Lo Stato e la Chiesa sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”.
Dunque, si definisce Stato laico uno Stato che agisce con imparzialità nei confronti delle fedi religiose dei cittadini, uno Stato che sa difendere e salvaguardare la libertà di coscienza di ciascun cittadino.
Quindi nessuno dovrebbe imporci di vivere la libertà di coscienza o di non viverla.
Qualunque ente esterno, sia questo laico o religioso, pretenda di garantirla di fatto la nega.
Quando parlo di libertà di coscienza mi riferisco alla libertà, di ciascuno di noi, di autodeterminarsi, cioè alla nostra capacità di scegliere autonomamente ed indipendentemente.
Qui mi collego a due temi, molto dibattuti, e da me molto sentiti, in quanto donna: l’aborto e la procreazione assistita.
La legge 194 sull’aborto ha subito e continua a subire dure critiche e svariati tentativi di revisione, ma in più di trent’anni ha contribuito a salvare migliaia di donne da uno squallido destino fatto di aborti clandestini ed elevati rischi per la salute delle donne stesse.
Non c’è bisogno di ricordare che l’aborto è un lutto e che nessuna donna se lo augura. Non c’è bisogno di ricordare che, a distanza di 32 anni dalla 194, l’aborto è un male estremo, ma necessario al quale ricorrere nel caso in cui la vita del nascituro o della madre siano compromesse, per motivi psicologici, biologici, sociali.
In ogni caso si tratta, sempre e comunque, di una scelta, di quella autodeterminazione dell’individuo cui facevo riferimento prima: la donna deve poter scegliere autonomamente ed indipendentemente della propria vita e della vita del figlio che porta in grembo, senza condizionamenti esterni, senza imposizioni dall’alto, senza nessun richiamo a questa o a quella fede religiosa.
Per quanto concerne, invece, la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita (PMA), l’Italia continua a rimanere un fanalino di coda, sebbene siano passati 5 anni dalla sua approvazione.
Nei Paesi europei e negli Stati Uniti si assiste ad un continuo miglioramento delle performance delle tecniche di procreazione medicalmente assistita con una graduale, costante diminuzione delle principali complicanze, in particolare quelle legate alle gravidanze multiple, considerate dagli esperti come particolarmente rischiose.
In Italia, purtroppo, si è in netta controtendenza e non si registra alcun passo in avanti. Anzi, si continua ad assistere all’esilio forzato di coppie in cerca di un figlio, di continua ad assistere a viaggi della speranza all’estero, in particolare verso Spagna, Russia, Romania per ovviare ai divieti della legge 40, primo fra tutti il divieto di congelamento degli embrioni e l’obbligo di fertilizzare solo tre ovociti.
In Italia, inoltre, la legge vieta la diagnosi pre-impianto e resta irrisolto anche il nodo delle coppie portatrici di patologie genetiche.
Difendere la vita significa anche diminuire sensibilmente, attraverso una legge più completa ed organica, attraverso una legge chiara e che funziona, la mortalità prenatale, i ricoveri nelle rianimazioni neonatali, le percentuali di paralisi cerebrale e soprattutto i costi economici.
Ho voluto portare questi due esempi per rimarcare quanto la scelta dell’individuo prescinda da tutto, quanto la volontà di ciascun individuo debba essere rispettata. Auspicare ad una società laica, e non laicista, significa garantire a ciascuno di noi la piena libertà ed autonomia, così come previsto tra l’altro dalla nostra Costituzione. Auspicare ad una società laica significa garantire a ciascun individuo la libertà di scegliere, non che qualcuno lo faccia per noi.
Per farlo, però, occorre che certe ingerenze non siano più tollerabili, soprattutto in una democrazia che si definisce tale come la nostra. La presidente Bresso, riferendosi al caso di Eluana Englaro, diceva che esiste un’etica che impone il rispetto delle persone, ma aggiungo io il rispetto anche delle scelte di queste persone e della dignità stessa delle persone.
In Italia assistiamo ogni giorno a qualche fuga: fughe di cervelli, fughe per avere un figlio, fughe per coppie di fatto che vogliono diritti e riconoscimenti che ad oggi non hanno, fughe per lavorare in maniera dignitosa, fughe per morire.
Tutto ciò è triste, molto triste. E lasciare che altri Paesi concedano quello che il nostro Paese è incapace di concedere sarebbe un modo non solo triste ma anche vile per mettersi la coscienza a posto e per fuggire dalle proprie responsabilità. E se ciò accadesse per il nostro Paese sarebbe l’ennesima, triste sconfitta”.
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