Nostalgia del Sessantotto
Nonostante risalga agli anni Sessanta del secolo scorso, l'Internazionale Situazionista non è completamente dimenticata. I due più noti esponenti di essa, Guy Debord e Raoul Vaneigem sono ancora ben presenti con i loro scritti nella cultura comune, e soprattutto l'idea della "società dello spetrtacolo" di Debord è ancora al centro dell'attenzione di sociologi e filosofi. È vero, però, che leggere ora l'ultimo libro di Vaneigem (Né vendetta né perdono, Eleuthera, pp. 116, € 12) una feroce critica dell'idea borghese di giustizia, provoca un certo senso di spaesamento, come se fossimo di fronte a idee di un mondo che non è più il nostro. Si tratta poi solo delle idee che, come dal canto loro quelle di Marcuse, ispirarono i movimenti del Sessantotto europeo. Le une e le altre ci sembrano oggi cose dell'altro mondo. E, per i temi di cui si occupa qui Vaneigem, il mondo che descrivono e stigmatizzano è indubitabilmente il nostro, con la grande contraddizione della giustizia che continua a pretendere di perseguire il crimine senza mai porsi il problema delle sue radici in una struttura sociale modellata sull'economia, il possesso, il gioco del capitale. Quel che ci affascina e risulta spaesante è forse l'indignazione sincera che Vaneigem mette nelle sue analisi; e che noi ormai percepiamo come il ricordo di un sentimento di gioventù avvolto nella luce di una rassegnata nostalgia.
Gianni Vattimo
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