L'espresso, 14 gennaio 2009
In attesa degli alieni
Tra i tanti paradossi della nostra esistenza iper o post moderna c’è la scomparsa del futuro: è questo il tema del nuovo stimolante libro di Marc Augé, il noto antropologo francese autore che è uno dei più acuti analisti di questi paradossi. Come antropologo, Augé non guarda solo all’Occidente industrializzato ma anche alle culture che gli occidentali hanno scoperto e insieme cancellato nel lungo processo della colonizzazione. Anche da questa prospettiva largamente comparatistica il lettore si trova posto di fronte alla conclusione che il futuro sembra perdere senso quanto più si attenua l’alterità “geografica” capace di stimolare la nostra immaginazione: il futuro autentico è l’altro, ma quando il mondo si “globalizza”, tutti i suoi vertiginosi mutamenti non fanno altro che segnare il passo come su un tapis roulant. Sarà anche legato a ciò il tramonto dello stesso concetto di rivoluzione? Chi davvero crede ancora alla possibilità di una trasformazione radicale dello stato delle cose? Se non c’è più un luogo “altro”, non c’è più un tempo diverso a cui pensare e in cui sperare. Neanche la religione parla più di Dio “in cielo”. E dopo Einstein forse possiamo davvero non vedere più spazio e tempo come dimensioni separate. Ma forse si tratta solo della giusta punizione per l’avidità colonizzatrice della modernità europea, che conquistando tutti gli spazi si è anche mangiata il proprio futuro. Aspettare l’arrivo degli “alieni”?
Gianni Vattimo
1 commento:
La butto lì: e se il nostro presente fosse diventato ormai così veloce da "inglobare" il futuro stesso? Quanto alla 'rivoluzione', magari si prende pian piano coscienza che di questo passo un futuro NON potrà esserci...
Basti vedere nell'educazione, nella politica, nell'economia, ma anche nella società: è sempre più difficile parlare di futuro, di prospettive, di investimenti...
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