- Libertà di eseguire il programma, per qualsiasi scopo (libertà 0).
- Libertà di studiare come funziona il programma e adattarlo alle proprie necessità (libertà 1). L'accesso al codice sorgente ne è un prerequisito.
- Libertà di ridistribuire copie in modo da aiutare il prossimo (libertà 2).
- Libertà di migliorare il programma e distribuirne pubblicamente i miglioramenti (e le versioni modificate in genere), in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio (libertà 3). L'accesso al codice sorgente ne è un prerequisito. Un programma è software libero se l'utente ha tutte queste libertà[1].
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Il software libero è importante per l'Italia perché:
dinamizza il mercato nazionale delle PMI di servizi informatici[2];
realizza i valori costituzionalmente garantiti della libertà d'espressione e d'informazione, libertà di cultura, libertà d'iniziativa economica, uguaglianza e cooperazione[3].
beneficia la bilancia dei pagamenti[4] ed il bilancio dello stato[5].
[1] Definizione tratta dal sito del progetto GNU.
[2] Mentre nel mercato del software proprietario la vendita di licenze gioca in misura fondamentale, l'economia del software libero si incentra sulla fornitura di servizi (di installazione, personalizzazione, sviluppo, modifica, manutenzione, assistenza, e formazione) che possono essere erogati da PMI. La diffusione del software libero favorisce lo sviluppo di competenze informatiche sul territorio e quindi migliora la competitività del mercato ICT nazionale e, incidentalmente, riduce la dipendenza del sistema paese dalle risorse tecnologiche estere.
[3] Vedi l'articolo “Software libero e diritti fondamentali”, che evidenzia i profili di rilievo costituzionale del software libero.
[4] Se si usa più software libero diminuisce l'acquisto di licenze software. Da ciò consegue una diminuzione delle importazioni ed un beneficio nei conti della bilancia dei pagamenti. Infatti, i maggiori fornitori di software proprietario utilizzano strategie di ottimizzazione fiscale e vendono le loro licenze dall'estero (per esempio, Microsoft vende dalla filiale Irlandese. A p. 32 delle note integrative al bilancio di Microsoft S.r.l. per l'esercizio economico 2005/2006 si legge: E' importante rilevare che Microsoft Italia non vende ai clienti i prodotti di Microsoft, in quanto le vendite sono effettuate da Microsoft Ireland Operation Limited).
[5] Quando un'impresa od un privato rinunciano ad acquistare licenze di software proprietario dall'estero ed acquistano servizi di software libero in Italia, lo stato ha un maggior introito fiscale consistente nell'imposta sul reddito pagata dall'impresa nazionale e, a cascata, nell'imposta sui redditi dei dipendenti dell'impresa, dei fornitori, ecc.
(http://www.carocandidato.org/wiki/view/what)
6 commenti:
Ottima presa di posizione sull'argomento! Proprio l'Europa, su questi argomenti, si mostra reticente. Ad esempio: che tipo di contratti possiedono con la Microsoft, e a quanto ammontano le cifre? Una bella 'operazione trasparenza' non guasterebbe!
Il problema del software libero si collega anche a quello dei formati liberi. Consideriamo ad esempio il formato doc, di cui solo Microsoft conosce tutte le specifiche. Le conversioni dei programmi 'alternativi' (es. OpenOffice) non sempre sono così buone e affidabili. Tradotto: l'utilizzo di formati chiusi obbliga all'acquisto di certi programmi, e sfavorisce la concorrenza.
Visto pure il periodo di crisi economica, non sarebbe male che si incentivasse, magari a partire proprio dalle istituzioni e dalla Pubblica Amministrazione, l'adozione di software libero. Penso si avrebbe un notevole risparmio sui costi se, ad esempio, degli applicativi realizzati da una Regione fossero poi resi disponibili per tutte le altre...
Sì, bisognerebbe muoversi in tal senso. So che alcune amministrazioni locali e alcuni enti pubblici (in particolare scuole) si sono impegnate in questa direzione. Bisogna anche dire che il Consiglio di Lisbona del 2000, quello sull'Europa della conoscenza, è purtroppo ancora preda, per così dire, dell'imprinting dato dalle grandi case produttrici di software, che spingono, ad esempio, per l'insegnamento a distanza. Insomma, un campo sul quale lavorare, e molto.
"Imprinting" è un termine perfetto... ma penso che in questioni come questo vada associato a "dipendenza": il comportamento di una azienda come Microsoft assomiglia a quello degli spacciatori. Magari la prima dose è gratis, poi è difficile liberarsi da una simile 'morsa', senza contare i costi.
In quanti uffici si va oltre la navigazione, la posta elettronica e il 'pacchetto da ufficio'? Per queste applicazioni qui c'è bisogno di un 'mostro' su cui piazzare un altro 'mostro' come Windows Vista?
In soldoni: l'adesione al software libero potrebbe avere importanti ricadute sull'efficienza e sul risparmio. Questi risparmi potrebbero essere reinvestiti per 'alfabetizzare informaticamente' tanti italiani...
Pensa a tutto quello che si dice oggi sul downsizing del mondo dell'auto. E' una forma di "decrescita felice" che troverei convincente e che non ci farebbe rinunciare a nessuna delle potenzialità della rete, no?
Assolutamente... Penso che negli ultimi tempi si sia arrivati ad una sorta di 'bulimia informatica'. Quale tecnologia aveva permesso le spedizioni lunari qualche decennio fa? E quale tecnologia serve adesso per far 'partire' Windows Vista?
Diciamo che in tanti settori si è perso completamente di vista il criterio dell'efficienza e dell'ottimizzazione. Tutto questo ovviamente possiede dei costi, sia per aggiornare le macchine, sia per tener conto dei 'rifiuti elettronici'.
Brunetta parla di una 'digitalizzazione della P.A.', ma a che pro, se poi i cittadini non hanno i mezzi materiali e 'intellettuali' per accedervi? Forse, ancora prima della diffusione del software libero, sarebbe prioritario occuparsi della alfabetizzazione informatica.
Al limite, tramite due percorsi in parallelo...
OT (ma nemmeno tanto):
22:23 Svezia, il Partito dei Pirati va in Parlamento
Al termine del voto elettorale in Svezia, il "Partito dei Pirati" sta per fare il suo ingresso al Parlamento europeo, mentre secondo i primi sondaggi, i principali partiti, i social-democratici e i moderati di centro-destra, hanno mantenuto il livello registrato nel 2004. Secondo queste stime, realizzate dalla televisione svedese, il "Partito dei Pirati", nato in Svezia per difendere i diritti di coloro che navigano in Internet, avrebbero ottenuto il 7,4% dei voti.
I social-democratici, all'opposizione, sarebbero in testa con il 25,1% delle preferenze, davanti al partito di centro-destra al potere dei Moderati con il 18,5%.
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In Svezia parlano di libertà digitali e sanno bene cosa intendono!
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