Il mio articolo ferragostano, uscito sull'Espresso di questa settimana.
Ma i filosofi libertini del Sei e Settecento, o anche i classici dell’illuminismo che ne continuarono l’insegnamento, erano anche dediti al libertinaggio (termine con cui, ancora poco tempo fa, qualche articolo di legge bollava l’attività di prostitute e clienti)? O ancora: davvero, come ci è stato raccontato da piccoli al catechismo, Lutero si ribellò al papa di Roma per cedere alle lusinghe di una donna, che come monaco non avrebbe dovuto avvicinare? E gli studenti ribelli del maggio '68 erano davvero inclini a occupare le sedi universitarie passandovi la notte solo perché questo favoriva una sfrenata promiscuità sessuale?
C’è un potenziale rivoluzionario, o almeno umanamente emancipatorio, nella rivendicazione teorica e pratica della propria libertà sessuale? Un’idea che si era ventilata ai tempi del khomeinismo più chiuso e moralista era di promuovere incursioni aeree sull'Iran in cui invece di bombe si lanciassero videocassette porno e preservativi. Nessuna potenza raccolse la proposta, e ancora oggi forse non ha perduto del tutto la sua attualità. Ma non era una proposta “seria”, ovviamente. Più serio, però, più degno di discorsi non puramente provocatori e grotteschi è il bilancio economico delle aziende che producono e vendono oggi (non in Iran, naturalmente) materiale pornografico, e che sembrano conoscere una nuova fortuna attraverso l’alleanza con la comunicazione elettronica e quella vera e propria forma di nuova biblioteca che è l’iPod. Altro che libertinismo sei- settecentesco – che anche allora, del resto, oltre che con i libri dei filosofi, si diffondeva con la letteratura pornografica. La diffusione del libro nei primi secoli dell’età moderna è forse stata, almeno in parte, un fenomeno come il successo della Fiat 600 nell’Italia degli anni Sessanta – per molti, l’unico posto in cui trovare un po’ di privacy per avventure sessuali altrimenti impossibili; o come quello del personal computer e, più di recente, dell’Ipod oggi. Luoghi dove esercitare una libertà che ci è altrimenti negata. Fantasticare immaginando situazioni che corrispondano ai nostri desideri è sempre stato considerato un esercizio vano – Don Chisciotte e i suoi mulini a vento; e nel caso che i desideri siano a contenuto sessuale, anatema sit: i “pensieri cattivi” sono male in sé e soprattutto male perché ci dispongono a peccare “davvero”. Ma davvero? Quando sono il modo in cui signore (e signori) trovano la via per soddisfare desideri che non pensano affatto di poter realizzare, che male c’è? La nascita del sesso virtuale con l’uso di strumenti elettronici pone problemi inediti anche alla morale cattolica: anche il Vangelo, probabilmente, condannava lo sguardo di concupiscenza perché spingeva a commettere poi davvero l’adulterio sognato. Certo, un confessore rigoroso obietterà che nel sesso virtuale c’è anche una componente onanistica, che la morale condanna: Onan e lo spreco del seme, eccetera. Ma in tempi di sovrappopolazione è un tema che nemmeno Buttiglione si sogna più di evocare.
Tuttavia, a parte la considerazione socio-economica del fenomeno, c’è davvero qualcuno che oggi rivendica il significo emancipatorio della pornografia anche e soprattutto nella forma della realtà virtuale? Soddisfarsi sessualmente davanti allo schermo del computer è un’attività che – a quanto pare – molti praticano e nessuno ammette o difende. Se non altro perché siamo ancora tutti dominati dall’idea che “farlo davvero” con un partner è “meglio”: più “umano” (argomento dei confessori contro la masturbazione), più “virile” (“io ne stronco quattro” secondo un noto presidente del consiglio), insomma più autentico. Bah, fino a che punto tutto questo non indica una soggezione alla metafisica della presenza che un heideggeriano o un derridiano troverebbe drammaticamente datata? Non solo la pornografia potrebbe rivelarsi un’altra via per rompere le catene della repressione (Marcuse non sarebbe forse d’accordo, anche lui ancora prigioniero di un pregiudizio “presenzialistico”...), ma anche per farci uscire dal predominio del “principio di realtà” che gratta gratta è sempre una faccenda di classe, di ricchezza, di potere.
Per tante ragioni, comunque, alcune buone e altre solo moralistiche, è difficile che le signore americane con i loro porno-video-romanzi possano considerarsi avanguardie rivoluzionarie… Però, visto che intanto il grosso delle forze della rivoluzione tarda ormai irrimediabilmente, anche una piccola avanguardia come questa può rivendicare una sua dignità.
3 commenti:
La differenza è che, nel rapporto con un partner, c'è l'occasione di sperimentare quella forma di contatto umano che è l'amore - l'identificazione del proprio piacere con il piacere dell'altro, una felicità densa, allargata,e, non ultimo, sgravata dalla sensazione di aver speso tempo inutilmente.
Oh Emmanuel, come sei romantico, vallo a dire alle mogliettine che si sono dovute sposare per convenzione sociale per non fare le figure delle puttane, mi si scusi il termine, figura nata subito nella società patriarcale che difende la famigghia maledicendo però le sue conseguenze e che, per realizzare la famosa famiglia, s'è inventata il termine "amore" che non significa altro che "desiderare un'altra persona". Io questo lo chiamo egoismo.
Ah, e vallo a dire anche a tutte quelle che all'amore, mannaggia i poeti, ci han creduto e ora si ritrovano con un orco in casa o, se son fortunate, con un Fantozzi.
Riguardo all'articolo, è incredibile come gli umani facciano di tutto per rinnegare la natura, e pensare che questi intransigenti patriarchi sono i primi a parlare di contro-natura, mah.
La vera differenza è con un partner in particolare ed in altro contesto e non uno in generale e in una qualunque situazione che qui si immagina.
Naturalmente l'ho detto a parolacce, ma spero almeno di aver colto un senso.
Perché mai dovremmo pensare che quanto l'etica cristiana aborriva al di fuori di un rapporto stabile e responsabile, sia oggi peggiorabile facendolo virtualmente, ossia stando da soli davanti al monitor masturbandosi?
Forse soltanto la suggestione di quanto questo possa somigliare la condanna che crediamo fosse allora scontata per il libertinaggio.
Condanniamo nella misura di un dio di cui non crediamo l'esistenza e pecchiamo nei giudizi temerari come se l'esistente non ci avesse graziato.
E rimane comunque vero che la cattiva coscienza contratta cattiva solitudine e cattiva compagnia.
Perché non ha scampo fino, e lo si spera, alla totale disperazione.
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