mercoledì 30 giugno 2010

Università, stop esami e lezioni contro manovra e tagli

UNIVERSITA': DOCUMENTO DOCENTI PROPONE STOP ESAMI E LEZIONI CONTRO MANOVRA E TAGLI; TRA FIRMATARI ANCHE ZAGREBELSKY
(ANSA) - ROMA, 29 GIU -
Sciopero di tutto il personale docente, sospensione delle sessioni di esami e di laurea, rinvio dell'inizio delle lezioni: sono le iniziative di protesta che oltre un centinaio di professori di atenei di tutta Italia propone ai colleghi, per protestare contro il ddl di riforma Gelmini e gli effetti della manovra finanziaria.
In un lungo documento, diffuso dal professor Massimo Siclari di Roma tre, i docenti (tra le firme anche quelle di Gianni Vattimo e di Gustavo Zagrebelsky) sostengono che è ''doveroso e necessario'' reagire. Dopo aver sottolineato che e' ''assurdo non riconoscere che le responsabilità dei mali dell'università coinvolgono non solo il corpo docente ma vanno imputate anche, e in misura non minore, ai vari dicasteri preposti all'università nell'ultimo ventennio'', affermano che non ci si puo' nascondere dietro i magistrati, i ricercatori o la protesta del personale tecnico-amministrativo, ''che vede colpiti i propri bassi redditi al di fuori di ogni equità''. ''Non possiamo affidare ad altri la pressione sociale necessaria per invertire la rotta. Il corpo accademico deve, per quanto riguarda l'Universita' - è l'invito che i firmatari rivolgono alla categoria - farsi 'classe generale' e assumere su di se' la responsabilità per il futuro di tutto il mondo universitario, compresi, s'intende, gli studenti e il personale tecnico amministrativo''.
Premesso che a loro parere c'è ''perfetta coerenza tra l'attacco all'università e l'attacco alla magistratura'' (''il secondo è fondato sull'idea che il potere si concentri tutto nell'esecutivo in quanto espressione del voto popolare, mentre il primo è fondato sulla riduzione all'unico principio della funzionalità tecnico-economica''), i firmatari del documento fanno notare, tra l'altro, come l'Italia ''è forse l'unico paese in Europa che abbia incanalato tutte o quasi tutte le risorse della ricerca nell'Università'' e ''questo significa che il tracollo dell'Università produrrebbe il totale tracollo della ricerca italiana, che non può contare su istituzioni come la Max Planck Gesellschaft tedesca o il Cnrs francese''.
Cosa fare allora? Secondo i docenti ''c'è modo di procedere diversamente, aumentando semmai finanziamenti da sempre largamente insufficienti, con una distribuzione delle risorse fondata soprattutto sul merito scientifico, con un'incentivazione anche economica che faccia riferimento a questi parametri. Occorre dunque spendere per valutare e per valutare bene. Con gli attuali criteri si ottengono valutazioni ancora troppo vaghe. Si tratta di creare un corpo docente convinto dei propri compiti e orgoglioso dell'istituzione in cui lavora e che sia dunque fermamente determinato e incentivato a rappresentarla secondo uno spirito di servizio e di correttezza. E' ben evidente, per finire, che i tagli sugli stipendi produrranno l'esatto contrario: la ricerca di compensazioni economiche e d'immagine al di fuori dell'università e l'inclinazione a fare il minimo indispensabile''. (ANSA).

1 commento:

Sebastiano Chiaramida ha detto...

MANOVRA fINANZIARIA: ANDATEVENE A CASA

Insegnante di 57 anni, mi sono visto passare di tutto davanti: pensioni baby; passaggio del sistema pensionistico al contributivo; infartuato con 5 stand al cuore, combattuto un tumore, ho sempre lavorato; £ 10.000.000 del 1989 per riscattare la laurea; perdente ore di cattedra e per completare cattedra deve compiere 250 km per 2 giorni la settimana, grazie riforma Gelmini; adesso questa manovra, perdo 4 anni di laurea e anche i 10.000.000già versati.

MA SIETE PAZZI. MI VOLETE FAR PERDERE LA LIBERTA' - QUESTA E' ISTIGAZIONE A DELINGUERE