25-06-2010, La Repubblica
Cento professori contro i tagli all'università
Uno sciopero di tutti i docenti. La sospensione delle sedute di laurea e il rinvio dell'inizio delle lezioni: cento professori hanno firmato un duro appello "In difesa dell'Università", chiedendo ai loro colleghi accademici di rompere il silenzio e facendo autocritica contro l'atteggiamento "smarrito e silenzioso" tenuto fin qui a fronte di una campagna "devastante, carica di disprezzo e di irrisione", che mira a cancellare non solo l'università pubblica ma la stessa cultura italiana. A promuovere l'iniziativa sono stati due filosofi, Claudio Ciancio e Federico Vercellone, e un giurista, Mario Dogliani, che hanno già trovato l'adesione di numerosi colleghi – oltre cento – tra i quali Gustavo Zagrebelsky, Gianni Vattimo, Sergio Givone, Leonardo Samonà e molti altri docenti nei principali atenei italiani. (v.s.)
Uno sciopero di tutti i docenti. La sospensione delle sedute di laurea e il rinvio dell'inizio delle lezioni: cento professori hanno firmato un duro appello "In difesa dell'Università", chiedendo ai loro colleghi accademici di rompere il silenzio e facendo autocritica contro l'atteggiamento "smarrito e silenzioso" tenuto fin qui a fronte di una campagna "devastante, carica di disprezzo e di irrisione", che mira a cancellare non solo l'università pubblica ma la stessa cultura italiana. A promuovere l'iniziativa sono stati due filosofi, Claudio Ciancio e Federico Vercellone, e un giurista, Mario Dogliani, che hanno già trovato l'adesione di numerosi colleghi – oltre cento – tra i quali Gustavo Zagrebelsky, Gianni Vattimo, Sergio Givone, Leonardo Samonà e molti altri docenti nei principali atenei italiani. (v.s.)
4 commenti:
Caro Vattimo,
ti invito a rendere possibile l'adesione dell'appello contro i tagli all'università nel quale si propone l'inizio di una azione di protesta che implicherà il blocco degli esami di laurea e dell'inizio dei corsi.
Ti segnalo che proposte analoghe stanno partendo da diverse sedi universitarie italiane.
Sul sito di Universitas futura (http://w3.disg.uniroma1.it/unira/index.php)c'è una mozione sottoscritta da olre 1800 docenti che rimanda all'appello della conferenza dei presidi delle facoltà di Scienze. Proposte di astensione dagli esami di profitto e di laurea sono state avanzate da molti, tra cui il sottoscritto già dal dicembre 2009 (vedi il forum di Universitas futura).
Aprire l'adesione al vostro appello potrebbe aumentare la visibilità, e forse aiutare la nascita di un movimento concreto (sarebbe ora).
Giusto per informazione: ho proposto per ben due volte, ad assemblee indette da CGIL qui a Udine, un'azione di protesta contro la riforma Gelmini che pianifica la lottizzazione partitica dell'università e istituzionalizza il sottofinanziamento ed il sottodimensionamento della stessa, oltre che la frustrazione di numerosissimi colleghi ricercatori ed associati che non vedranno mai riconosciuti i propri meriti scientifici e didattici. La proposta era la proclamazione di uno stato di agitazione che si articolasse nell'interruzione di esami di profitto e di laurea, a partire da date precise. Mi è stato risposto che è illegale ...??!!
Allora chiunque nel pubblico impiego interrompa un servizio pubblico per rivendicare qualcosa, come peraltro consentito dalla nostra costituzione, compie un atto illegale?
Un saluto
Rino Esposito
Università di Udine
(rino.esposito@uniud.it)
Sono un ricercatore precario e mi sta molto a cuore il futuro dell'Università e di tutto il processo formativo italiano. Non posso che sentirmi parte di chi in questo momento mette in essere azioni di denuncia e di protesta verso i provvedimenti del Governo che riguardano scuola e università. Solo che scioperare nei termini proposti fra l'altro da Gianno Vattimo, cioè bloccando sessioni di laurea e l'inizio dei corsi, è una scelta difficile da condividere. Se lo scopo di uno sciopero è quello di minacciare un danno anche economico al datore di lavoro, bloccando lauree e corsi si nuoce agli studenti, alle loro famiglie, già per altro vessati dal governo. Bisognerebbe invece celebrarle le lauree ed esporre sotto le finestre del ministero i 110/110 e lode, c'è bisogno che i docenti esibiscano le proprie pubblicazioni e i propri risultati didattici. Si deve difendere il diritto allo studio e non limitarlo. Io vorrei poter studiare di più e meglio e questo implica anche il coraggio e la lucidità di mettere in discussione uno status quo francamente indifendibile in molti suoi aspetti. Ma visto che l'azione del governo può anche essere letta in termini di impedire tout court l'accesso all'Università umiliandone il suo essere, ancora per il momento, Publlica e di qualità, bloccarla per protesta potrebbe paradossalmente fargli un favore. Esporre, "esibire" il sapere, la cultura, la scienza sono sicuro che invece metterebbe in difficoltà tutti quelli che vogliono sbarazzarsene.
Felice Simeone
Università di Ferrara
Caro Esposito,
segnalo che si può aderire all'appello dei "100 professori" scrivendo a uno dei seguenti indirizzi: federico.vercellone@unito.it
oppure
mario.dogliani@unito.it
I nomi, ormai, sono ben più di 100.
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