Il filosofo Vattimo scomoda Nietzsche: «Messner è l’Oltreuomo»
LETIZIA TORTELLO
La Stampa, Torino
LETIZIA TORTELLO
La Stampa, Torino
In uno scorcio verticale, ritagliato tra i colorati palazzoni accanto al nuovo grattacielo Lancia di Borgo San Paolo, Reinhold Messner osserva le montagne. È disponibile con i molti appassionati di montagna e non, che gli chiedono l’autografo. Ma lo sguardo va lontano al «triangolo» del Monviso. E già gli verrebbe voglia di scalarlo.
Il grande alpinista altoatesino, primo al mondo ad aver scalato senza bombole d’ossigeno i quattordici 8 mila metri della Terra, è stato ospite ieri del Salone Off alla Circoscrizione 3 per presentare il suo ultimo libro. Il più difficile e toccante insieme: «Razzo rosso sul Nanga Parbat». Quel titolo che già quaranta anni fa era pronto per essere pubblicato. Racconto del tragico evento che cambiò la sua vita: la morte del fratello Günther sulla «Montagna nuda», il Nanga Parbat, che gli sherpa himalayani chiamano la «montagna mangiauomini». L’aveva scritto d’impulso, allora, per testimoniare la sua verità. Ma fu ritirato dalle stampe, per il divieto del capo della spedizione di fare chiarezza sulla tragedia. Günther Messner fu travolto da una valanga e morì: seguirono accuse a Reinhold Messner «reo» di aver abbandonato il fratello alla ricerca dell’eccezionale impresa. Il ritrovamento della salma di Günther, nell’agosto 2005, esattamente nel luogo indicato da Reinhold, ormai giunti alla salvezza, dissipò ogni calunnia. Insieme a lui, al parcheggio dell’Ipermercato Bennet - animato da un pubblico di famiglie, bimbi in bicicletta e anche molti anziani - c’era Gianni Vattimo. Scalatore, ma delle vette del pensiero.
Non passa molto tempo e il filosofo torinese sveste i panni del pensatore per indossare quelli dell’alpinista, ora che in libreria, a giugno, uscirà per Vivalda Editore «Magnificat», la sua esperienza giovanile di uomo di montagna. Chi avrebbe mai pensato a un Vattimo scalatore del Cervino? Eppure sì, passava le domeniche ad arrampicare con i ragazzi dell’Azione Cattolica. L’alpinista e il filosofo beffano tutti e si ritrovano a parlare l’uno della passione dell’altro. Il discorso, moderato da Battista Gardoncini, prende il via dalla montagna. Ma presto si allarga alle passioni che essi hanno in comune: «Ci conosciamo da cinque anni - commenta Messner, mentre stringe la mano di Vattimo -. Io sono stato, lui è ancora, europarlamentare. Siamo innamorati della natura, regno del sublime, come diceva Kant». E il filosofo ribatte, senza lasciare indietro le lusinghe: «Ho studiato abbastanza Nietzsche per dire che Messner è l’Oltreuomo, una pietra miliare, ha fatto tutto ciò che io avrei sempre voluto fare. Mi sono commosso così solo quando ho incontrato Fidel Castro a Cuba».
Nei bilanci delle loro vite, sono ancora molte le vette che i due vorrebbero scalare. «La montagna più importante è quella che salirò domani», ammette Messner. La sua prossima sfida? «Dal 2012 sarò produttore cinematografico, mi troverò un regista che faccia al caso mio per raccontare la natura». Certo dovrà essere ben allenato.
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