Non sono solo cartoline
Le cartoline - intorno alle quali c'è un fiorente collezionismo - sono solo arte minore che merita al massimo l'attenzione riservata al documento d'epoca o alla memoria soggettiva, di famiglia? Si tratta di qualcosa che ricade quasi completamente nel terreno del souvenir - gondole veneziane, duomi di Milano in marmo, magari busti di Lenin o teste di Mussolini? Abbiamo sempre sospettato che non si tratti solo di questo, e da molti anni ormai Enrico Sturani, il massimo studioso italiano del genere che egli stesso chiama "cartolinesco", con i suoi lavori, dei quali l'ultimo libro è come il coronamento, offre significative ragioni per andare oltre una prospettiva così limitata.
Del resto, i suoi studi possono a giusto titolo inserirsi in quella tendenza della critica novecentesca che è venuta via riscattando tante espressioni artistiche considerate minori o addirittura puro prodotto commerciale (dalla fotografia al cinema alla musica pop o al fumetto) elevandole alla dignità di temi di studio accademico. Le cartoline che Sturani raccoglie e analizza in questo affascinante volume ("Cartoline", Barbieri, pp. 417, euro 37) sono certo anche significativi documenti d'epoca: pensiamo alle prime cartoline pubblicitarie di inizio Novecento, o a quella di propaganda politica dei tempi del fascismo e delle due guerre mondiali.
Ma l'intento dell'autore, è soprattutto analizzare e presentare criticamente un capitolo della storia dell'arte che merita di essere considerato nella sua specificità. Per i suoi legami con le trasformazioni sociali e tecnologiche che vi si riflettono, ha un ruolo di interlocutore attivo nel dialogo con la pittura "maggiore", specie in relazione all'avanguardia; e al pubblico dei fruitori d'arte e alla teoria offre spunti decisivi per il ripensamento dello stesso senso dell'esperienza estetica nel mondo contemporaneo.
Gianni Vattimo
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