24 novembre 2010 |
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Interrogazione con richiesta di risposta orale alla Commissione Articolo 115 del regolamento Catherine Grèze, Ulrike Lunacek, José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra, Jean-Luc Mélenchon, Luis Manuel Capoulas Santos, Renate Weber, Nirj Deva, Luis Yáñez-Barnuevo García, Jean-Pierre Audy, Jürgen Klute, Helmut Scholz, Bernhard Rapkay, Constanze Angela Krehl, Rodi Kratsa-Tsagaropoulou, Antolín Sánchez Presedo, Sven Giegold, Raül Romeva i Rueda, Martin Häusling, Gianni Vattimo, António Fernando Correia De Campos, Bernadette Vergnaud, Oriol Junqueras Vies, Gesine Meissner, Dirk Sterckx, Gerben-Jan Gerbrandy, Ilda Figueiredo, Corinne Lepage, Nuno Teixeira, Antonyia Parvanova, Jean-Marie Cavada, Charles Goerens, Pavel Poc, Michael Cashman, Isabelle Durant, Rebecca Harms, Francisco Sosa Wagner, Véronique De Keyser, Jo Leinen, Thijs Berman, Damien Abad, Mariya Nedelcheva, Marie-Christine Vergiat
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domenica 12 dicembre 2010
Interrogazione sull'iniziativa Yasuni ITT nella prospettiva della lotta contro il cambiamento climatico
Interrogazione sulla libertà di espressione e discriminazioni sulla base dell'orientamento sessuale in Lituania
23 novembre 2010 |
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Interrogazione con richiesta di risposta orale alla Commissione Articolo 115 del regolamento Renate Weber, Sophia in 't Veld, Leonidas Donskis, Cecilia Wikström, Alexander Alvaro, Sonia Alfano, Gianni Vattimo, Baroness Sarah Ludford, Ramon Tremosa i Balcells, a nome del gruppo ALDE
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Interrogazione sui danni arrecati dallo storno all'agricoltura
26 novembre 2010 |
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Interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione Articolo 117 del regolamento Paolo De Castro (S&D) , Sergio Berlato (PPE) , Mario Pirillo (S&D) e Gianni Vattimo (ALDE)
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Interrogazione sulle basi dati sui Rom e discriminazione in Francia e nell'UE
12 ottobre 2010 |
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Interrogazione con richiesta di risposta orale alla Commissione Articolo 115 del regolamento Renate Weber, Nathalie Griesbeck, Sophia in 't Veld, Sonia Alfano, Cecilia Wikström, Louis Michel, Baroness Sarah Ludford, Gianni Vattimo, Leonidas Donskis, Alexander Alvaro, Niccolò Rinaldi, Ramon Tremosa i Balcells, Metin Kazak, Marielle De Sarnez, a nome del gruppo ALDE
Il dibattito e la risposta della Commissione: http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=CRE&reference=20101019&secondRef=ITEM-017&language=IT |
Interrogazione sul programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi
15 ottobre 2010 |
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Interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Commissione Articolo 117 del regolamento Sophia in 't Veld (ALDE) , Alexander Alvaro (ALDE) , Renate Weber (ALDE) , Sonia Alfano (ALDE) , Gianni Vattimo (ALDE) , Louis Michel (ALDE) e Baroness Sarah Ludford (ALDE) |
Oggetto: Garante ad interim e permanente del programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi | |
L'8 luglio 2010 il Parlamento europeo ha approvato l'accordo tra l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America sul trattamento e il trasferimento di dati di messaggistica finanziaria dall'Unione europea agli Stati Uniti ai fini del programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi. La risoluzione legislativa del Parlamento invitava «la Commissione, ai sensi dell'articolo 8 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, che stabilisce che i dati personali siano soggetti al controllo di “un'autorità indipendente”, a presentare quanto prima al Parlamento europeo e al Consiglio una rosa di tre candidati tra cui sarà scelta la personalità indipendente che svolgerà per conto dell'Unione europea il ruolo di cui all'articolo 12, paragrafo 1, dell'accordo», precisando che «la procedura deve essere, mutatis mutandis, la stessa seguita dal Parlamento europeo e dal Consiglio per la nomina del garante europeo della protezione dei dati di cui al regolamento (CE) n. 45/2001 recante applicazione dell'articolo 286 del trattato CE» (http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=TA&language=IT&reference=P7-TA-2010-0279#def_1_3#def_1_3). Il 27 agosto la Commissione europea ha annunciato la nomina di un garante indipendente ad interim. Il 29 luglio la Commissione ha pubblicato un invito a presentare le candidature per la posizione permanente di garante ai fini del programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi e ora sta esaminando le candidature ricevute. Tuttavia, la Commissione, per «motivi di sicurezza» ha deciso di tenere segreto o confidenziale il nome del garante ad interim. Inoltre, la Commissione non ha applicato la procedura richiesta dal Parlamento, affermando che, in ragione della delicatezza della materia e della necessità di proteggere la riservatezza del nome della persona designata per motivi di sicurezza, avrebbe tenuto informato il Parlamento ai sensi degli accordi specifici sulla trasmissione delle informazioni riservate, come stabilito nell'accordo quadro tra istituzioni UE. Può la Commissione indicare la base giuridica che giustifica il vincolo di riservatezza sull'identità di un funzionario pubblico comunitario, ad interim o permanente, preposto a controllare l'attuazione del programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi? Esistono precedenti di decisioni o accordi analoghi?
E-8327/10IT E-8410/10IT Risposta di Cecilia Malmström a nome della Commissione (3.12.2010) Come la Commissione ha già precisato in numerose occasioni, il nome del garante per l'attuazione dell'accordo TFTP (trattamento e trasferimento di dati di messaggistica finanziaria), sia per la carica ad interim che permanente, deve essere protetto per salvaguardare la privacy, l'integrità e la sicurezza della persona interessata. Pertanto, il nome della persona che ha accesso a informazioni particolarmente sensibili riguardanti il funzionamento del programma TFTP e le ricerche individuali effettuate non possono essere resi pubblici. Questo in conformità alle disposizioni del regolamento (CE) n. 45/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2000, concernente la tutela delle persone fisiche in relazione al trattamento dei dati personali da parte delle istituzioni e degli organismi comunitari, nonché la libera circolazione di tali dati[1]. Si ricorda, tuttavia, agli onorevoli parlamentari che la Commissione ha comunicato il nome del garante ad interim ai coordinatori del gruppo della commissione competente della Camera. |
sabato 11 dicembre 2010
Ideologie italiane 1950-2000: intervista
Italienische Literatur und Kultur (HS 2010)
Gianni Vattimo
Ideologie italiane 1950-2000Gianni Vattimo e la sua filosofia alla Cattedra De Sanctis
Intervista del 22 ottobre 2010 per RSI 2 "L'attività culturale" (Luca Bernasconi)
Tolleranza è relativismo
Tolleranza è relativismo
Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe che Pascal contrappone così nettamente al Dio dei filosofi è davvero l’“unico” Dio? Certo così lo pensava Pascal. Ma non è detto che, nel suo razionalismo, avesse davvero ragione. La tradizione ebraica e poi quella cristiana, e così quella musulmana, sono certamente monoteistiche. Ma proprio il monoteismo ha sempre creato loro molte difficoltà nel praticare la carità: se Dio è uno solo, caratterizzato dall’unità del primo principio tanto caro ai filosofi greci, non dovrà la società impedire la predicazione dell’errore e costringere i singoli a professare, per il loro bene, la sola verità?
La tolleranza è sempre parsa pericolosamente vicina al relativismo. E oggi l’insistenza del Papa nella condanna di questo “errore” - mai tanto centrale, in passato, nella lotta dei cristiani contro gli dei pagani, “falsi e bugiardi” ma non certo “relativi” - è segno che il multiculturalismo delle società tardo-moderne non riesce più a convivere con l’idea dell’unicità della verità. E svela il carattere violento e autoritario di questa idea. Chi ha davvero bisogno di un Dio unico, se non qualche autorità che pretende di comandare in suo nome?
Un filosofo come Heidegger ha parlato del divino e degli “dèi” al plurale, non certo per dichiararsi politeista, ma semmai per riconoscere il carattere di mito storico che appartiene anche alla divinità in cui crediamo. Con il divino possiamo entrare in rapporto solo se ne accettiamo l’insuperabile essenza mitica: di racconto, di simbolo, che cade fatalmente sotto i colpi di qualunque “matematico impertinente” quando vuole valere come unico e supremo principio razionale.
Né per recitare il Padre nostro, né per ascoltare le parole di Gesù nel Vangelo, abbiamo bisogno che Dio sia il Dio unico dei filosofi e dei matematici. Come predicava Nietzsche: ora che questo Dio è morto (con il colonialismo e l’imperialismo), vogliamo che vivano molti dèi. E non necessariamente con i tratti di Gengis Khan.
Gianni Vattimo
È globale l'assedio ai diritti umani
Contro gli ottimisti che giurano sullo sviluppo automatico
La Stampa - TuttoLibri, 4 dicembre 2010
Non è certo un libro di lettura “comoda”, l’ultimo lavoro di Danilo Zolo, Tramonto globale. La fame il patibolo la guerra (Firenze University Press, Firenze, 2010, pp. 226, euro 17,90), ma per molteplici ragioni è il testo che ci sentiamo di raccomandare più di tutti, in questo momento in cui non sappiamo più bene in che mondo viviamo. Per esempio: non sappiamo se davvero stiamo in Afganistan per garantire la pace e i diritti umani, per difenderci (come membri della Nato) dalle minacce del “terrorismo internazionale” e per condurre una “guerra umanitaria”, e cioè giusta e meritevole di ogni sacrificio anche finanziario ai danni della nostra scuola e della nostra previdenza sociale.
I tre termini che fanno da sottotitolo, fame, patibolo, guerra, non sono scelti a caso, per suscitare orrore emotivo verso questi cavalieri dell’Apocalisse. Sono i fenomeni che, secondo Zolo, giustificano il suo pessimismo, enunciato esplicitamente nella introduzione: “L’ottimismo è viltà. Il pessimismo è coraggio”. Da studioso di scienze politiche (professore a Firenze e in varie università straniere) e anche da osservatore “impegnato” della storia contemporanea, Zolo – che si richiama molto frequentemente a Bobbio e al suo L’età dei diritti, senza però dimenticare la lezione di Carl Schmitt – dedica le tre sezioni del libro ai temi che sono stati al centro di quella riflessione di Bobbio, e cioè a un bilancio dei diritti umani, dello sviluppo della democrazia e del destino della pace, nel mondo in cui viviamo e che, secondo gli ottimisti, non necessariamente vili, in virtù della globalizzazione, avrebbe finalmente la possibilità concreta di realizzare quei valori.
Proprio la globalizzazione, invece, non solo non garantisce quegli sviluppi positivi che gli ottimisti si attendevano, ma ne minaccia in modo fatale la realizzazione dei diritti. “Oggi le venti persone più ricche del mondo dispongono di una ricchezza complessiva pari a quella del miliardo più povero” (p. 111, che richiama molti studi sul tema di Luciano Gallino).
E non si tratta solo di differenze percentuali, che potrebbero messere mitigate dall’aumento della ricchezza complessiva. “La verità è che le spese militari,le vittime civili dei conflitti e le morti per denutrizione sono aumentate negli ultimi due decenni in tragica sintonia” (p. 17): Joseph Stiglitz, ricorda Zolo, ha calcolato che in questo periodo sono aumentate di almeno cento milioni le persone che vivono in estrema povertà, mentre il reddito mondiale globale cresceva del 2,5% all’anno.
Ma come, non lo sapevamo già, tutto questo? Certo che sì, le statistiche su cui lavorano Zolo, Stiglitz, Gallino sono pubbliche; noi stessi ne leggiamo spesso nei giornali, ce lo dice persino la televisione. Non possiamo certo pensare a un immane complotto, del tipo di quello satireggiato dall’ultimo romanzo di Umberto Eco. Solo che per Zolo è ancora più difficile credere che la globalizzazione sia un processo avvenuto da sé, per lo sviluppo casuale di forze anonime (scoperte, nuove tecnologie, ecc.). Essa è l’esito delle scelte consapevoli delle maggiori potenze del pianeta, che, dando via libera alla concorrenza globale in nome di una dogmatica fede (non certo disinteressata) nel mercato, costringono gli stati nazionali a limitare i diritti dei lavoratori, a tagliare la spesa sociale, a aumentare le spese militari.
Naturalmente, gli ottimisti credono alla tesi dello sviluppo automatico della globalizzazione (così un sociologo come Bauman, citato da Zolo) e sono convinti che essa determinerà una diffusione di democrazia, pace, diritti, proprio per i suoi benefici effetti economici. Questi teorici, western globalists come Zolo ci insegna a chiamarli, includono nelle loro file pensatori del calibro di Juergen Habermas, Amartya Sen, Ralph Dahrendorf, oltre a Bauman, a Michael Walzer, Michael Ignatieff, Ulrich Beck. E’ utile fare questi nomi perché sono l’élite del progressismo democratico. Le cui aspettative sono tragicamente smentite appunto da realistico bilancio di Zolo, che proprio in questo realismo si mostra vero discepolo dell’ultimo Bobbio.
Se l’esplosione delle diseguaglianze economiche smentisce le speranze nella globalizzazione, il riconoscimento dei diritti umani è sempre più pesantemente minacciato dalla diffusione delle pretese universalistiche del common sense morale occidentale che, implicitamente per molti ed esplicitamente per alcuni come Walzer, non ha bisogno di giustificazioni, è l’etica universale tout court (vedi p. 162). A cui ricorrere per decidere su guerre giuste, azioni di polizia internazionale, interventi umanitari richiesti o anche no dalle Nazioni Unite, e gestiti sempre più autonomamente dalla Nato. Anche sul tema della pace, perciò, il nostro mondo ormai, e per ora, unipolare, è molto meno sicuro che ai tempi della Guerra fredda.
Zolo non pretende ovviamente di suggerire ricette contro questo tramonto globale delle nostre speranze. Si spinge solo a dire che se l’Europa riuscisse a diventare un vero soggetto politico autonomo, anzitutto dagli Stati Uniti, potremmo sperare in una più vivace multipolarità, magari un po’ più conflittuale ma capace di risvegliarci dal letargo e riaprire le finestre del futuro.
Gianni Vattimo
Non sono solo cartoline
Non sono solo cartoline
Gianni Vattimo
Fini-ta
Fini alla Camera vota la riforma dell’università – “la migliore delle riforme della legislatura”, ha osservato – e la riforma passa. Naturalmente, ciò non impedisce a Fli di votare la sfiducia al governo, dopo un’estate rovente di attacchi indecenti allo stesso Fini, e di presentarsi quale nuovo campione della legalità, della sobrietà, della giustizia. Apprendiamo che Fli valuta l’astensione sulla riforma della giustizia. E anche ciò non impedirà di votare la sfiducia. Chi non la vota è fuori, tuona Granata. Immaginiamo le risate dall’estero: i corrispondenti non avranno, temiamo, la pazienza di ripercorrere tutti i distinguo, le posizioni sfumate, gli interessi taciuti che animano questa travagliata stagione del centrodestra.
Gianni Vattimo
http://italiadeivalori.antoniodipietro.com/articoli/politica/finita.php