La disinformazione sui diritti umani
Diritti umani. Mentre la lapidanda Sakineh è ancora viva, anche per merito della campagna internazionale che ci ha tanto mobilitati e commossi, l’inferma di mente Teresa Lewis è stata uccisa in un carcere della Virginia senza che quasi il mondo se ne sia accorto, e io stesso mentre scrivo non sono neanche sicuro che l’esecuzione sia davvero avvenuta (leggo la “breve” sul “Fatto quotidiano” di oggi venerdi, p. 13, dove è scritto che “Tranne che per una grazia dell’ultimo istante, la 41 enne è morta ecc...” e non capisco bene che significhi; se non che è un caso del tutto secondario e l’errore redazionale sfugge).
La differenza di trattamento – non solo da parte delle autorità giudiziarie statunitensi e iraniane, ma da parte dell’opinione pubblica mondiale – dei due casi (simili perché si tratta di uxoricidio, anzitutto) salta spiacevolmente agli occhi. I quali rischiano di oscurarsi per un attacco di rabbia e di sconforto, quando mi rendo conto che i lettori del Fatto che non leggono anche il Manifesto (venerdì 24, p. 9) non sanno, sempre in tema di diritti umani, che la Commissione istituita dal Consiglio per i diritti umani dell’Onu, con un documento pubblicato mercoledi scorso, ha duramente condannato, parlando di “omicidio intenzionale” (nove persone uccise dai paracadutisti) e di trattamenti brutali e disumani, l’aggressione israeliana alla nave turca Mavi Marmara, parte della Freedom flotilla che nel maggio scorso stava cercando raggiungere Gaza per portare un carico di aiuti umanitari. Inutile ricordare che la flottiglia non aveva violato le acque territoriali israeliane, e che il blocco in atto da parte di Israele è del tutto illegale, come dice lo stesso documento dell’Onu. Tel Aviv, appoggiata dagli Stati Uniti, ha il coraggio di sostenere che i suoi soldati che hanno arrembato illegalmente e con la violenza la nave, hanno dovuto far fuoco per legittima difesa. Siccome proprio in questi giorni stanno muovendo da vari Paesi europei colonne di camion e auto che si dirigono verso l’Egitto e i porti del Mediterraneo dove si congiungeranno a una seconda flottiglia prevista per novembre, questa notizia di provenienza Onu ha una scottante attualità, e anche una sperabile funzione preventiva: quanti morti, altrimenti, dovremo aspettarci di vedere quando altri pirati appartenenti all’esercito israeliano abborderanno le navi e dovranno sparare per “legittima difesa”?
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