venerdì 2 ottobre 2009

Dopo i partiti i "neutrali" think-tank?

DOPO I PARTITI I «NEUTRALI» THINK TANK?

Gianni Vattimo, Il Manifesto, 2 ottobre 2009

Sabato 26 settembre si è tenuto a Torino un convegno in ricordo di Ugo Spagnoli, un grande giurista comunista che fu anche membro della Corte costituzionale. Alla tavola rotonda che conclude la mattinata (tema “Politica e cultura”) parlano Martinazzoli (un intervento “fuori dal coro”, molto personale e intenso) e poi D’Alema e Fini. Le voci del futuro, si pensa. Ma che futuro. Il futuro delle fondazioni, anzitutto quelle che fanno capo all’uno e all’altro dei due interlocutori. Non si capisce però perché non potrebbero essere una fondazione sola (o forse lo stanno diventando?). Sia D’Alema sia Fini parlano della necessità di lasciarsi alle spalle l’epoca delle ideologie, convocando uomini di cultura a un lavoro di riflessione che aiuti a trovare soluzioni per i problemi concreti del paese. Il modello sono i think-tank statunitensi, da cui provengono – diceD’Alema – le idee che ispirano i due grandi partiti, democratico e neo-conservatore; e che ora hanno travasato alcuni dei loro cervelli migliori (quelli democratici, si suppone) anche nel governo Obama. Anch’io quando sono andato al governo, dice D’Alema, mi sono portato alcune persone della mia fondazione. Ma perché meglio dei partiti? Perché secondo entrambi gli interlocutori le fondazioni sono centri di studio non inficiati da appartenenze, ideologie prestabilite, ortodossie di alcun genere. Insomma, un terreno dove domina una sorta di neutralità “scientifica”. Ciò che si chiede alla cultura è elaborare soluzioni - giuridiche, economiche, sociali che possano diventare progetti di legge capaci di mettere il paese in grado di rispondere alle “nuove sfide” (Fini), supponiamo principalmente tecnologiche e non certo relative alla qualità della vita, giacché in questo campo non ci sfida mai nessuno. Naturalmente l’idea di unificare le due fondazioni – Italianieuropei e Fare futuro – non è stata presa in considerazione. Ma perché, visto che il solo criterio post-ideologico che le ispira è l’efficacia “tecnica” delle soluzioni che riescono a inventare? Non siamo più nell’epoca delle ideologie, dicono tutti e due. È un’epoca definitivamente tramontata, inutili le nostalgie. Siamo, si capisce, nell’epoca del potere personale: una fondazione è mia o tua, chi ci lavora ed eventualmente ci fa carriera (fino a seguire il capo al governo) non è soggetto che al beneplacito di chi la dirige (e che procaccia i fondi per fondarla), niente meccanismi di partito, elezioni primarie o terziarie… Non è una fondazione (Sua) anche Forza Italia o PdL che si chiami? L’assoluta sincerità di D’Alema e Fini in questo dialogo non è davvero in questione, diversamente da quello che possiamo pensare del Cavaliere. Ma è tanto più preoccupante perché quello a cui pensano è una progressiva neutralizzazione di ogni conflitto politico, in cui tra l’altro (né D’Alema né Fini hanno accennato alla politica estera) il quadro mondiale in cui stiamo viene dato per normale, immutabile, e noi (intellettuali, destra, sinistra, Confindustria, Vaticano…) abbiamo solo il compito di far funzionare “meglio”, il “sistema Italia” così come è e, temiamo, sempre (ancora a lungo) sarà.

6 commenti:

Adele ha detto...

E'preoccupante sì concepire la politica DEMOCRATICA come progressiva neutralizzazione di ogni conflitto politico. Non capire che è il conflitto , che ovviamente si svolge all'interno delle regole procedurali,a fare funzionare la democrazia, che la rafforza, è sintomo di malafede, è segno di palesi intenzioni consociativistiche: l'accaparramento di un centro : quel centro perenne , costituito da fascisti reazionari, ex Dc, ex PSi, ex degli ex e nuovi adepti,senza alcuna ideologia , se non quella di sempre: perpetuare i loro interessi di èlites economiche. E' in realtà quell'idea di "centro", spacciata come accordo democratico fra ds e sn, che impedisce una reale alternanza. L'obiettivo vero di queste vecchie volpi è sempre lo stesso: il compromesso per assicurarsi il potere , estromettendo dal gioco l'opposizione ( quella autentica). Non solo, l'obiettivo dell'eliminazione dei conflitti, del ridimensionamento dei valori ( importanti per realizzare i fini della politica democratica)nasconde anche la volontà di far funzionare “meglio”, non il “sistema Italia” , ma il sistema della perpetuazione dei loro interessi personali, alla faccia dell'interesse generale.
La logica Fini-D'Alema non è una novità. E' radicata nella prassi politica di questo Paese. E' sempre la continuazione dei connubi, della conventio ad excludentum, dei vari compromessi storici che hanno caratterizzato la Storia italiana dal Risorgimento. E' vergognoso che si continui a spacciare , in modo così sfrontato, un'idea falsa di democrazia come democrazia vera.
Ed è un peccato, un vero peccato che questo popolo fatalista non riesca mai ad aprire gli occhi... perso com'è, da sempre, nel piccolo personale microcosmo fatto di interessi immediati quotidiani,di egoismi, di apatia, di disonestà, ricattabile, sempre soggetto alle lusinghe dei menzogneri che sfruttano la loro ignoranza.
Popolo di pecore, di capre dalle verdi valli padane alle aride steppe del sud dove ancora aspettano l'acqua, le reti ferroviarie,un lavoro dignitoso per i loro figli.. il ponte, IL PONTE! Mentre i baroni dei feudi continuano a blandire i sogni del sovrano.

albe^_^ ha detto...

Neutrali? Come potrebbero esserlo? Se son collegate alla politica, non possono esserlo. Immaginiamo un qualche 'think tank' che ad esempio volesse occuparsi di energia: come si comporterebbe sul nucleare? Ognuno di questi gruppi cercherebbe di portare acqua al suo mulino. Poi è chiaro che su alcuni punti ci potrebbero essere delle convergenze, ma il condizionamento alla base c'è e non si può negarlo...

Adele ha detto...

Caro Albe ,
condivido, ma solo in parte, ciò che scrivi. A mio avviso, I Think tank di cui discutono D'Alema e Fini sono una malcelata pretesa di trasformare la democrazia in vera e propria oligarchia, ovvero mirano a legittimare coi loro progetti non il governo del popolo ma DEGLI ESPERTI.Quella dizione corrisponde, più o meno, a quella quella che in gergo italiano chiamiamo Tecnocrazia, che vuol dire in sostanza chee a governare le istanze e i bisogni della società ci pensano "gli uomini selezionati" che ne sanno di più. Che la sanno lunga, in sostanza.

D'altra parte, questa forma di potere che confligge con l'essenza del potere democratico (che dovrebbe essere il governo di tutti, non di una minoranza di esperti illuminati) era stata ben descritta, ai suoi tempi da Norberto Bobbio (in un saggio intitolato: "le promesse non mantenute della democrazia"), come un rischio ineliminabile, che si legherebbe allo sviluppo stesso delle società complesse post-industriali. Detto in soldoni, più cresce la democrazia, più crescono le domande dal basso, i problemi legati all'ambiente, alla salute ecc, ecc... più aumenta la richiesta di tecnici esperti chiamati a risolvere tutte queste problematiche. La democrazia , il governo dei molti, quindi anche degli inesperti, dell'uomo comune, andrebbe a finire nelle mani di oligarchie illuminate, che saprebbero trovare le ricette giuste.

Detto, in soldoni, al gatto e alla volpe (D'Alema e Fini) ai più rappresentativi filo-tecnocrati , senza più una matrice di valori in cui rispecchiarsi ( se mai ne abbiano mai avuti),preme farci sapere che "Mussolini e Stalin sono morti e sepolti".
Con l'eleganza e il fair play di due veri gentiluomini, essi si accordano a tavolino (la foto è esemplare)per il loro bel progetto.La loro ricetta :
continuare a (s)padroneggiare dentro l'arena pubblica utilizzando dei mezzi più moderni, per raggiungere i soliti fini.

Ora, se hanno rinunciano loro all'etica della convinzione , per passare , da cinici quali essi sono, all'etica secondo lo scopo ( della volpe, come diceva Pareto), non è detto che tutta la politica vada in quella direzione. Italia dei valori, ad esmpio, è l'unica forza politica, che sino ad oggi, non solo nella sua denominazione, ma anche nei fatti dimostra che la Politica orientata solamente allo scopo, ma senza ideali di giustizia e uguaglianza non va da nessuna parte. Di Pietro è l'unico che difende con coerenza la politica con la P maiuscola dando priorità alle richieste di giustizia dei cittadini, senza affidarsi agli esperti. Chi si affida agli esperti come Alfano, ad esempio, per riformare la Giustizia,non è un post- moderno non compie un'opera di democrazia, perchè stravolge il senso stesso della parola democrazia , stravolge il significato intrinseco del lemma= ISONOMIA CHE è IL VALORE FONDANTE DELLA DEMOCRAZIA. Non è un agire post-moderno, ma moderno, ovvero da polica degli Stati assoluti, dove il monarca e i suoi pari si ponevano al di sopra delle leggi.

Una politica senza valori è la strada che ci porta dritti dritti al cimitero della Democrazia.

correggo commento precedente: conventio ad excludendum. Scrivo sempre "di getto", quindi vogliate scusare tutti gli errori.

Roberto Vai ha detto...

Cara Adele,
Cara Adele,
ritengo anch’io che Di Pietro cerchi di attuare una politica con la P maiuscola. E sono convinto che in IDV vi sono degne persone che fanno altrettanto, come il nostro Vattimo. E’ per questo motivo che ho votato IDV alle europee.
Ma ho molti dubbi che questa qualità sia diffusa a ogni livello del partito.
Vi sono stato iscritto per un paio d’anni, dando il mio impegno. Ne sono però uscito deluso. A livello locale la politica, quella con la P maiuscola, era l’ultima delle priorità!
E ho avuto conferma di questa situazione anche con le ultime elezioni locali.

Penso di aver compreso che è molto difficile creare dal nulla un partito di massa, evitando che vi entrino i tanti che sono alla ricerca di un proprio tornaconto.

L’azione di Di Pietro è encomiabile, come quella di altre personalità di indubbio valore, ma ritengo che l’IDV non abbia possibilità di ulteriore crescita. A causa dell’insieme dei suoi rappresentanti.
L’unica speranza, a mio avviso, è che il PD cambi, per davvero!
Ho l’impressione, però, che vi sia ormai solo un’ultima opportunità per il cambiamento: le primarie. Dico l’ultima opportunità, perché ritengo che se non vincerà Marino, il PD finirà inevitabilmente per collassare. E in tal caso, nessuno potrà trarne vantaggio, se non la destra.
Ritengo che nonostante il magro risultato ottenuto ai congressi, Marino abbia buone chance alle primarie, dove decisivo sarà il voto, non dell’apparato, ma della società civile.
Solo Marino, con i suoi “sì, sì e no, no”, potrà forse arrestare e invertire la rotta della dissoluzione in corso, di cui gli altri due candidati paiono neppure rendersi conto.

Adele ha detto...

Caro Roberto, non hai tutti i torti... ma nessuna struttura sociale è perfetta. E questo si capisce soprattutto attraverso l'esperienza diretta, cioè vivendo all'interno di un organizzazione. Ho enfatizzato questo è ovvio,ma comunque resta il fatto che IDV svolge un ruolo di opposisizione più incisivo rispetto al PD.
Esemplare manifestazione del inefficace ruolo di opposizione del Pd è rappresentato da un fatto incredibile accaduto proprio in questi ultimi giorni: la sua assenza "allo scudo fiscale". Allo scudo fiscale ,assenti ben 59 deputati del PD ! Tra questi i dirigenti di primissimo piano, nonchè tutta la squadriglia di ministri ombra. Dov'erano le ombre Franceschini, Bersani, D'Alema,Turco,Damiano,Tenaglia,Fioroni, Pollastrini, Bindi... ah già la Rosy era " in missione".
La legge è passata, perchè l'opposizione era indebolita dalle massiccia assenza di deputati piddini: 59 ASSENTI!!!
I dipietristi c'erano quasi tutti , mancavano solo due.
Ma da soli , purtroppo non ce la potevano fare a bloccare lo scudo vergognoso.

Mentre Bersani, Marini e Franceschini si scannano per la poltrona della dirigenza di partito , il governo di Cosa Nostra fa passare con l'appoggio di un Parlamento inerte i suoi scudi.Ma il bello è che Franceschini davanti ai microfoni dei giornalisti abbia il coraggio di dichiarare che il fatto che sia passato lo scudo è una vergogna per la nostra democrazia. E dice bene: "la nostra"...mica la sua e quella dei suoi pari piddini.

albe^_^ ha detto...

Adele: non faccio certo l'avvocato del diavolo, ma non credo che necessariamente il think tank corrisponda ad una oligarchia. Un gruppo del genere approfondisce delle determinate tematiche ed elabora delle proposte. Su quelle poi dovrebbero potersi esprimere gli elettori ;)