Sono tra i candidati "Positivi" segnalati dalla LAV (e dunque, e ne sono onorato, tra i "consigli della LAV" per le elezioni al Parlamento europeo: http://www.lav.it/index.php?id=1324), La Lega Anti-Vivisezione. Quando ero deputato europeo, ho fatto parte dell'Intergruppo Parlamentare per il Benessere e la Conservazione degli Animali.
Inoltre, sono stato segnalato tra i candidati anti-caccia. Ebbene sì, ho preso più volte posizioni anti-caccia nel passato, anche sui giornali. Grazie della fiducia riposta in me dall'Associazione Vittime della Caccia: http://www.nadiamarino.com/2009/05/31/europee-2009-candidati-italiani-anti-caccia/.
Ripeto qui sul blog ciò che ho scritto ad alcuni tra i più sensibili alla questione del benessere degli animali, che mi hanno interpellato sulle mie intenzioni una volta eletto. Effettivamente, quando ero deputato europeo, mi sono battuto per il benessere degli animali in ogni occasione si sia presentata. Io stesso ho un gatto che mi chiede, ogniqualvolta torno da incontri della campagna elettorale, di giocare, anche a notte fonda: assicuro che dopo una giornata trascorsa a parlare e volantinare, anziché accasciarmi sul letto do retta al gatto! Anche in passato, mi sono speso non poco per il benessere degli animali, questione che mi attrae, del resto, anche filosoficamente: Peter Singer, del quale non condivido tutto il pensiero ma è comunque difficile trovare una questione di etica pratica che ci distanzi, ha scritto cose importantissime sui nostri doveri nei confronti degli animali (ne ho anche ampiamente parlato in un libro, "La vita dell'altro", che raccoglie miei precedenti articoli sulla questione). Sul mio sito, laddove ho tenuto in vita una sezione sulle mie attività di parlamentare europeo tra il 1999 e il 2004, compaiono numerose mie iniziative a favore del benessere degli animali, e non intendo certo sottrarmi, se dovessi essere eletto, a battermi ancora (http://www.giannivattimo.it/menu/europparl2.html). Mi auguro anche di poter essere ancora un punto di riferimento per l'Italia al Parlamento europeo per tramite dell'eurogruppo sul benessere degli animali.
Non ho un programma così dettagliato da illustrare le specifiche tematiche delle quali intendo occuparmi, anche perché ho capito negli anni che molte delle migliori cose che si possono fare dal punto di vista della legislazione hanno per così dire un background di società civile; in parole meno fumose, ritengo che i cittadini possano fare molto per fornire spunti ai parlamentari europei (in particolare a coloro che per formazione provengono, come il sottoscritto, da esperienze diverse rispetto a quelle connesse ai problemi di cui qui si tratta), e far sì che questi ultimi si mobilitino in tal senso. Tuttavia, mi occuperei certamente di promuovere idee come quelle segnalatemi dagli elettori in questi giorni: tra queste, la ricerca di soluzioni meno barbare rispetto ai canili e l'adozione di provvedimenti contro i canili-lager, e la prevenzione: ovvero, la predisposizione di spazi che permettano ai cani di evitare le nevrosi connesse con la solitudine, il vivere in spazi angusti per troppe ore durante la giornata, ecc. Si tratterebbe, credo, di passare a una nuova epoca di regolamentazione, nella quale diventi finalmente possibile trasformare dichiarazioni d'intenti in vere e proprie possibilità di fare, per aumentare la libertà di esseri che non devono subire limitazioni indebite a causa della presenza umana.
In generale, tenterei di muovere la legislazione europea verso forme di convivenza ben più civile della nostra con gli animali, non sono quelli domestici. Per fare un esempio, cercherei di capire se è possibile fare qualcosa contro gli scempi che l'Europa ancora compie in osservanza alle leggi dell'Organizzazione mondiale del commercio, che per promuovere la legge unica del free trade passa sopra a qualsiasi diritto degli animali sia immaginabile, concependoli unicamente come ostacoli a quella stessa legge. Anche perché se è assolutamente doveroso occuparsi della legislazione europea in materia di benessere degli animali, è ipocrita non occuparsi appunto di ciò che l'Europa fa a livello sovranazionale, smentendo l'attenzione dedicata agli animali sul suo territorio.
Ringrazio tutti coloro che mi hanno scritto per sensibilizzarmi alle diverse questioni, e li invito a segnalarmene altre qui, sul mio blog (http://giannivattimo/blogspot.com), per richiamare l'attenzione non solo mia su questi problemi.
18 commenti:
Premetto di non essere competente in materia, ma mi vengono in mente due aspetti che si potrebbero sviluppare meglio in sede europea:
a) dei contributi per ridurre il costo delle sterilizzazioni (potrebbe essere un rimedio 'estremo' per evitare il sovraffollamento dei canili);
b) pet therapy, ad esempio per migliorare la vita negli ospedali e quella degli anziani..
"In generale, tenterei di muovere la legislazione europea verso forme di convivenza ben più civile della nostra con gli animali, non sono quelli domestici."
In generale, ma con vigore, desidererei che lei tentasse anche ,e soprattutto, di muovere la legislazione europea verso la tutela di un altro gruppo "di animali" ai quali è negato il diritto della domus e della polis: il popolo rom inviso e perseguitato in tutta Europa.
In Europa occidentale , come nei paesi dell'est ( in particolar modo Cecoslovacchia e Romania)vivono come animali da riserva, vengono loro negati i diritti fondamentali e perpetrate le più aberranti forme di violenza . Vi sono bambini rom che spariscono, venduti ai mercenari del sesso, agli schiavisti.
Bisognerebbe far più luce su questa piaga che affligge la nostra civilissima Europa dalle radici elleniche-giudaico-cristiane.
In parallelo, occorre combattere con un impegno più concreto le ideologie che fomentano la discriminazione e la soppressione di questa minoranza etnica.Anche IL POPOLO ROM è UN POPOLO EUROPEO .
Errata corrige: nella Repubblica ceca
Accolgo la tua provocazione, Adele. Anzi, come sappiamo, purtroppo è ben più che una provocazione.
Le forze xenofobe, in Italia e anche in Europa, hanno prodotto un gergo comune che parla di identità e di rifiuto del diverso e che produce due effetti particolarmente evidenti:
- anzitutto, evidentemente, la violenza sul diverso
- in secondo luogo, e forse in maniera altrettanto radicale, un generale abbassamento della sensibilità culturale degli Europei con la "E" maiuscola.
Chiaramente, questo non è un modo per rispondere alla globalizzazione del mondo e possibilità - che fino a prova contraria va garantita - per tutti di scegliere come e dove vivere.
Tutto ciò non ha nulla a che fare con la violenza di chi delinque, sia esso originario di Torino, di Bolzano, di Palermo, di Bucarest o di New York.
Le "nuove" destre (quelle identitarie) non solo si stanno radicando su tutto il continente, ma si relazionano sempre più tra loro (addirittura esiste un'organizzazione francese, "Jeunesses identitaires" che si propone proprio come luogo di raccordo tra le diverse organizzazioni giovanili delle varie formazioni identitarie nazionali, o micronazionali). E' insomma in atto l'instaurarsi di una sorta di Internazionale Identitaria di fronte alla quale la (le) sinistra(e) paiono smarrite, poco organizzate - quando va bene, sembrano condurre solitarie battaglie di retroguardia. Questo per dire cosa? Che non importa se i nostri rappresentati (non quelli di destra, ovvio; d'altronde ho scritto "nostri"...) nell'Europarlamento apparterranno a questo o a quest'altro gruppo: ciò che importa è che essi sappiano avere una visione un po' più ampia di quella nazionale in modo di poter e saper opporre, tutti insieme, una visione europeista fatta di valori universali (e, parolaccia, "eterni")all'infame disegno che i signori dell'"Europa dei popoli" (titolo della rivista di Borghezio) hanno in testa.
Danieleee, amico mio! Che bello anche tu hai scelto Vattimo per l'Europa? Non mi pare vero di incontrarti qui. Caspita,ma allora c'è davvero una sinergia di forze in questo Paese! Sì,
ce la faremo a ripristinare la democrazia, adesso ne sono sicura.
AVANTI COL FRONTE DI LIBERAZIONE NAZIONALE CON VATTIMO E CON L'EUROPA!
Passa parola
Caro Daniele , ho lasciato un commento sul tuo blog nel quale spiego perché io non voterei mai i radicali.
Ma ci tengo a precisarlo anche qui, già che ci sono, perché penso che vi siano molte persone che abbiano il diritto di sapere che saper non tutti sono capaci di opporre con efficacia,quella “visione europeista fatta di valori universali all'infame disegno che i signori dell'"Europa dei popoli" hanno in testa”. Per una semplice ragione alcuni non sono in grado di condurre una battaglia culturale progressista: perché nel loro codice etico vige la norma del “do ut des” che condividono col sovrano. Il compromesso fa parte della politica, spesso è necessario per arrivare a soluzioni concordate, ma ad una condizione: che ad esserne vantaggiati sia il più alto numero possibile di consociati .
La felicità per il maggior numero possibile, dovrebbe essere il principio guida, perché è ovvio le risorse sono scarse. Ma quando si sa che a beneficiarne è un solo un gruppo sociale, o una maggioranza etnica rispetto alle altre, o addirittura un singolo… ecco lì non capisco e non riuscirò mai a capire cosa c’entra con la modernizzazione, con il progresso liberale, con la democrazia.
Vabbè copio il commento che ti ho già scritto, così il discorso risulta più completo.
CONTINUAZIONE COMMENTO PRECEDENTE:
Il Partito radicale degli anni delle storiche battaglie non esiste più da tempo. Tutto il rispetto per quel passato, ma non per gli sviluppi presenti e per l’appoggio che essi hanno sempre dato in Parlamento al cavaliere alle leggine ad personam e alle sue norme contro il lavoro .
La loro retorica e i loro digiuni in difesa della democraticità non mi incantano più, da tempo . Ho ancora davanti agli occhi le battutine amichevoli , le strizzatine d’occhio fra la Bonino e Tremonti,e questo non succedeva trent'anni fa , succedeva l’anno scorso.
Per non parlare dei soldi che hanno preso da Forza Italia, diverse volte .Il primo divorzio e relativo sputtanamento fra Pannella e Berlusconi avvenne proprio a seguito di uno squallido accordo pecuniario non rispettato.
E oggi all’improvviso parlano di pericolo , di emergenza democratica, dopo aver collaborato a rafforzare l’antidemocraticità . Se vi sono dei responsabili i primi sono loro che hanno spesso barattato i valori con gli accordi sottobanco .
Sapete qual è il vero problema dei radicali? Non è quello di non avere validi programmi o una visione del mondo di tutto rispetto, il loro limite è rappresentato dalla politica spicciola, quotidiana: non riuscire ad esser un partito autonomo finanziariamente. Ciò li porta a baratti deleteri per il mantenimento del consenso popolare.
E' inutile che la Bonino continui a dire che la Legge 30 è una buona Legge perchè non lo è. Perchè quella legge, indicata impropriamente come “Legge Biagi” è deficitaria di quegli strumenti di welfare (ammortizzatori) che altrimenti la renderebbero perfetta.
Ecco, appena ieri i radicali ci cantavano il loro contributo al successo del sogno liberistico modernizzatore, oggi ce la suonano con il welfare universale e gli ammortizzatori per tutti. Oggi stigmatizzano il cavaliere, domani bussano alla sua porta e gli propongono “l’affare”.
Berlusconi lo sa e se li tiene buoni, li rispetta anche quando lo stigmatizzano per poi ricattarlo. Non per niente, in passato, ha sempre tollerato, senza mai replicare, la critica di Capezzone.
Il Cavaliere tollerava e tollera la critica radicale (anche quella pesante), perché sapeva che al momento opportuno, poteva comprarli .
Questo sono i radicali dalle scelte radicali: gente prezzolata, per necessità. Ma sempre di venduti, si tratta.
Conclusioni:
Il partito radicale esprime un sistema di valori di tutto rispetto, ma i mezzi per concretizzare la loro nobile visione del mondo spesso non sono nobili e finiscono per confondere la gente.
Fra i valori che hanno tenuti insieme i radicali, vi è il disprezzo per la partitocrazia che può essere tradotto in questo modo: i partiti fanno schifo, noi siamo l’unico movimento legale che non chiede soldi alla gente, ma se può tornarci utile (per il bene del nostro movimento ) è consentito pure il patto col diavolo ,e perché no, anche i suoi soldi,non sono mica da buttar via!
Una specie di doppia morale , in sostanza, portata avanti con disinvoltura e sfacciataggine.
Inoltre, quando è in gioco la sopravvivenza di un singolo radicale, questo principio del " bene del movimento" si presta ad esser automaticamente esteso al singolo attore che entra in conflitto con Pannella, rivelando in realtà il tormentato conflitto fra quei valori e sè stessi .
Il Vendersi per " amore del partito radicale" ecco che quindi diventa vendersi, per amor di sè e della propria carriera . E questo spiega il comportamento dei vari Elio Vito, Quagliariello, Capezzone, Rutelli.
Cara Adele, in Europa IDV e Radicali fanno parte dello stesso gruppo (Alleanza dei democratici e dei liberali), quindi il "problema" non è che si ponga più di tanto (se non a voler ragionare in chiave italocentrica -e, permettimi, un po' provinciale- su questioni grazie a Dio ben più ampie). Quanto al perchè voto radicale (io, un cattolico proveniente da anni di militanza in Rifondazione e che già visse con non poca sofferenza il sostegno ad un Pd da cui si attendeva una svolta a sinistra) ho poco da dire: trattandosi di elezioni europee, sono stati i soli a proporre una chiara e rigorosa visione europeista, la stessa che in Francia i socialisti stanno proponendo al loro elettorato (Presidente unico, liste politiche e ministeri transnazionali, Patria europea e non Europa delle patrie.
"sono stati i soli a proporre una chiara e rigorosa visione europeista".
Perchè lo dice la Bonino, "noi siamo gli unici che che portano avanti "la tradizione spinelliana", non significa che di quella tradizione abbiano il monopolio. Anche questo, la pretesa di esser gli unici riformisti, gli unici giramondo espertissimi di questioni internazionali, gli unici che la sanno sempre lunga...
Comunque, staremo a vedere come andrà a finire. Aldilà delle opinioni che ci dividono sui liberisti-riformisti radicali, auguriamoci che la destra non faccia di nuovo "bottino".
Ciao
Le parlerò molto francamente. Serve qualcuno che davvero si occupi della tutela degli animali e non di scaldare la poltrona. Non amo molto il Suo partito, ma Le darò la mia fiducia, la darò alla persona, più che al simbolo al quale aderisce. Spero che sarà coerente con i principi animalisti di cui dice di farsi portatore. La gente è stanca di regalare poltrone e gli animali non possono aspettare in eterno che qualcuno lì in alto decida di fare qualcosa per loro. Lei saprà entrambe queste cose. Non ci faccia pentire.. in bocca al lupo!
Cara Annalisa... grazie per la fiducia. Non voglio una poltrona, né mi faccio ammaliare dai simboli. Ho colto un'occasione, quella di riuscire a fare ciò che non ho potuto fare qualche anno fa. E le assicuro che tenterò in tutti i modi - visto che la mia è la candidatura di un indipendente - di far convergere i miei colleghi verso i temi a me cari, quelli di sinistra, tra i quali certamente la tutela degli animali. Forse uno dei pochi temi ancora davvero di sinistra che ci rimane... ma non disperiamo! Grazie ancora, non la farò pentire. GianniV.
Bene.. ho condiviso le informazioni sulla Sua candidatura anche con la mia "rete animalista" siamo in tanti e la terremo d'occhio ;-)
D'altronde, il fatto che Lei sia un filosofo mi incoraggia (io sto conducendo delle ricerche sulla bioetica animale, sono un consulente etico-filosofico): sarà abituato a porsi domande, a non dare nulla per scontato. Io sono tendenzialmente di centro destra, ma gli animali per me hanno un'importanza tale che, se penso che ci sia qualcuno che possa favorire la loro posizione, al diavolo le bandiere!, quel qualcuno avrà tutto il mio sostegno!
A presto
"Al diavolo le bandiere!"; quoto e sottoscrivo! Negli ultimi tempi la politica sembra diventata peggio del calcio, con la 'fede' e la 'tifoseria'... Anche la terminologia sembra diventata quella...
Sarà che 'qualcuno' del centrodestra possiede, oltre ad un partito, anche una squadra di calcio?
Berlusconi è un grande sponsor di palle ( di calcio, per l'appunto) che ha rivoluzionato il linguaggio politico. Ed è anche, come dice Paul Ginsborg, “ un grande patrono. Lo dimostra anche con il linguaggio del corpo: ha sempre le mani sulle spalle di qualcuno”
E naturalmente è convinto che un pezzo dei voti persi dipenda dalla cessione di Kakà. Bah...
Un pezzo dei voti perso, ad essere obiettivi è dipeso, dalla mossa disfattista di vossignoria Lombardo. Infatti questa mossa - dal perfetto stile bertinottiano- ha permesso a tanti siciliani onesti di raccogliere le energie per veicolare tanti voti verso le sinistre (me compresa che mi sono attivata per mobilitare molti amici e parenti a votare IDV).
Purtroppo, c'è stato molto astensionismo, ma sono convinta, come tanti altri osservatori, che questo avanzamento di IDV sia l'inizio di ulteriori sviluppi.
Tuttavia, sull'astensionismo geografico direi che possiamo rimediare. Da ora in poi, "le classi medie riflessive" del sud dovranno impegnarsi di più , per catturare il consenso delle classi popolari del meridione,portandole a ripensare a un loro ruolo più attivo e cosciente , nella società come nella politica.
Allo stesso modo, IDV, dovrà cercare di coinvolgere nella sfida per la democrazia,quei larghi strati sociali senza più rappresentanza.
P.S-Ma lei, professore, andrà o non andrà in Europa? So che, qui a Torino, ha preso circa 3000 e passa di preferenze , ma non ho capito se sta fra gli eletti. Potrebbe illuminarci su ciò? Nel caso non fosse vincitore,e tenuto conto del prestigio e il valore della sua persona, non potrebbe ritirarsi Di Pietro ( che ha già una carica istituzionale) e farle posto?
La faccenda di Lombardo mi ricorda quelle 'coppie scoppiate' dove in casa c'è la guerra, e fuori ci si mostra in perfetta armonia. Lombardo ha fatto chiaramente capire che là dentro c'era qualcosa che non andava, ed è stato criticato per aver aperto il Vaso di Pandora prima delle Europee.
Sempre parlando delle isole, avrei un bel po' da scrivere della 'questione sarda', ma credo sarebbe meglio un post nuovo e 'specifico' dove si discute più precisamente dell'astensione.
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