Crisi: cresce il "partito" degli economisti che bocciano Monti
(AGI) - Roma, 26 dic. - Si infoltisce la schiera degli
economisti che bocciano la manovra del governo Monti e
chiedono, per uscire dalla crisi, misure per favorire la
crescita. Decine di adesioni nel mondo accademico alla
lettera-appello al premier Monti promossa dal professor Gustavo
Piga, dell'Università di Roma Tor Vergata, che tra le pieghe
delle norme europee ha trovato un riferimento preciso per cui
per l'Italia oggi in recessione, "raggiungere il bilancio in
pareggio nel 2013 - che peggiora la recessione e non ci aiuta
con i mercati e con gli spread - non è più necessario. Monti
si appelli alla normativa per negoziare con Bruxelles e con il
Consiglio Europeo una politica fiscale meno recessiva", in modo
tale che al nostro paese, "a causa di una grave recessione
economica", venga riconosciuta "la possibilità di superare il
valore di riferimento del rapporto disavanzo pubblico-PIL in
via eccezionale e temporanea, restando il rapporto vicino al
valore di riferimento". Anche per il sito Sbilanciamoci, che
nelle passate settimane ha proposto una 'controFinanziaria',
"è un'altra manovra quella di cui ha bisogno il nostro paese: è necessario ridurre le spese militari e cancellare le grandi
opere; bisogna inserire la tassazione dei patrimoni e delle
rendite. Con i soldi raccolti - oltre che ridurre il debito -
bisogna salvaguardare i redditi, le pensioni, i risparmi;
bisogna investire nell'economia verde e nelle 'piccole opere'; è necessario mettere in campo un piano straordinario per il
welfare in cui ci siano gli ammortizzatori sociali per i
precari, servizi sociali, interventi per la scuola e
l'università. Si tratta di uscire da questa crisi in in un
modo diverso da quello con cui ci si era entrati: ecco perché
serve una svolta, subito, sia nella richiesta di politiche
europee diverse da quelle - restrittive e fatte di soli tagli -
sia nella messa in campo di interventi a livello nazionale che
costituiscano un vero e proprio piano di investimenti pubblici
per un'economia che metta al centro i beni ed i consumi
pubblici, la coesione sociale, il sostegno allo sviluppo
locale".
Sulle orme di un'analoga iniziativa lanciata in
Francia da Susan George, Francois Chesnais, Etienne Balibar,
"Rivolta il Debito" lancia un appello per un "Audit pubblico
dei cittadini sul debito. Vogliamo rivedere in profondita'
l'entità del debito pubblico italiano per impostare un'altra
politica economica alternativa a quella avanzata dai vari
governi che si sono succeduti in questi anni e improntata alla
redistribuzione della ricchezza, alla valorizzazione dei beni
comuni, del lavoro, del welfare, dell'ambiente contro gli
interessi del profitto e della speculazione finanziaria". Tra i
primi mille firmatari: Fausto Bertinotti, Salvatore Cannavò,
Massimo Carlotto, Giulietto Chiesa, Giorgio Cremaschi, Loretta
Napoleoni, Giovanni Russo Spena, Gianni Vattimo. In un'altra
lettera aperta indirizzata al presidente del Consiglio Monti,
venti docenti di economia prevalentemente dell'Università di
Torino chiedono perché la ricchezza "liquida - titoli,
depositi, investimenti finanziari - sfugga del tutto alla
manovra. E' annullata così la pretesa di equità con cui il
governo si era presentano agli italiani. In sostanza, ci sembra
che ci siano molti argomenti a favore di una tassazione con
un'aliquota non predatoria dei grandi patrimoni mobiliari, che
non ci siano validi argomenti contrari sul piano
dell'efficienza economica e che non vi siano rilevanti ostacoli
di natura tecnica tali da impedirne l'adozione".
Qui un articolo (Lo Spiffero) sulla presa di posizione degli economisti torinesi.