No Tav, Vattimo (Idv): Uno spreco per dare lavoro a una cooperativa del Pd
L'Avanti, 28 febbraio 2012. Di Raffaele Ettore
Val di Susa in stato d’allarme. Ieri mattina le proteste a Chiomonte
contro gli espropri per l’ampliamento del cantiere della linea Tav
Torino-Lione, il blitz anticipato delle forze dell’ordine e un ferito
grave per un incidente. I residenti sono preoccupati e spaventati, e gli
esponenti del movimento No Tav si definiscono sconcertati. Uno
sconcerto che traspare anche dalle parole di Gianni Vattimo,
parlamentare europeo con Alleanza dei Democratici e dei Liberali per
l’Europa, filosofo e uno tra i più importanti sostenitori della causa No
Tav.
Com’è la situazione al cantiere adesso?
Dopo l’incidente di ieri mattina, non si muove più foglia.
L’esproprio è cominciato, è pieno di militari. Intanto i manifestanti si
sono spostati a Torino.
I No Tav hanno definito tutta la manovra uno sperpero di
soldi pubblici, oltre che una vera e propria violenza rispetto alla Val
di Susa.
Solo il mantenimento delle truppe occupanti sta costando allo Stato
diverse centinaia di migliaia di euro. Lo scavo non comincerà mai. Come
fu a Messina con il ponte, che oggi non è più una priorità, così sarà
anche in Val di Susa. Tutti soldi buttati al vento.
Allora perché costruiscono?
Evidentemente qualcuno ha un forte interesse a farlo.
Chi?
Le aziende che si occupano dei cantieri ma soprattutto i partiti che
“ciucciano” dai costruttori. Sembra che a capo del progetto di
costruzione ci sia una cooperativa reggioemiliana, finanziata (guarda un
po’) dal Pd. E basta prestare attenzione alle recenti polemiche per
capire che il Pd, almeno economicamente, non è proprio il massimo della
trasparenza.
A Chiomonte le forze dell’Ordine erano “attese” per martedì. Perché questo blitz anticipato?
I ladri vengono di notte, e i banditi arrivano sempre all’alba.
Vogliono espropriare dei terreni che non sono loro, creando così una
fattispecie tutta nuova: la legge che è fuorilegge. Siamo di fronte ad
una situazione che definire di estrema illegalità ancora non rende
pienamente il concetto. La parte occupata militarmente è solo
parzialmente riconducibile al progetto già approvato, il resto è
occupato in maniera del tutto arbitraria. Siamo davvero all’assurdo: uno
Stato che non rispetta più la proprietà privata può essere definito
ancora Stato? I terreni possono essere espropriati così, manu militari?
Famiglie buttate per strada, e per cosa poi? È come se avessero creato
una dimensione parallela, un pezzo d’Italia sottratto ad ogni legge al
di fuori di quella militare. Sembra davvero di essere in Palestina, e ha
pienamente ragione chi definisce questa una situazione di emergenza
democratica.
Lei è stato lì?
Sono andato circa dieci giorni fa: non stavano facendo niente. C’era una grande occupazione militare, un grande fermento.
Pare che in zona stesse “pattugliando” anche un mezzo blindato.
Personalmente non l’ho visto, ma ne ho avuto notizia. Forse era lì
perché non sapevano dove parcheggiarlo. Parlando seriamente: sono lì
senza alcun titolo. Si barricano istituzionalmente dietro
quest’etichetta della “Zona d’interesse strategico” affibbiata dal Cipe
(Comitato Interministeriale per la programmazione economica, ndr): ma
che diavolo vuol dire? La verità è che c’è una guerra ed è una
situazione che, glielo dico senza mezzi termini, mi fa veramente
vomitare.
Almeno le ordinanze di esproprio sono arrivate?
Ci hanno avvisato il 3 luglio scorso, dicendo che sarebbero partite
le lettere di esproprio. Non si capisce queste famose lettere che fine
hanno fatto, perché non sono mai arrivate. Personalmente credo che non
siano neanche mai partite.