Le prime riunioni a Bruxelles e a Strasburgo se ne sono andate in questioni pratiche – complesse perché le nuove regole che si è dato il Parlamento sembrano mosse da una inconscia mania suicida: tutto è così complesso (certo, anche per evitare abusi – che adesso si sono concentrati tutti sul Parlamento nazionale...). Questioni importanti decise in quelle prime riunioni sono state le afferenze di ciascuno di noi alle varie commissioni di lavoro del Parlamento. Come sapete io sono “finito” nella Commissione Cultura e Istruzione: non è delle più eccitanti, ho ottenuto di essere anche supplente nella Commissione Libertà Civili, Giustizia e Affari Interni, dove si discutono tematiche più brucianti (coppie gay, diritti di migranti, e così via). Naturalmente la Cultura non è da buttare, tenendo pur sempre conto che per ora (dovrebbe cambiare qualcosa nel futuro prossimo, se entreranno in vigore gli ultimi accordi di Lisbona) le competenze dell’Unione sono molto limitate rispetto a quelle dei governi nazionali, e che il Parlamento non ha di fatto potere di iniziativa legislativa, si limita a “reagire” a progetti di provvedimenti della Commissione europea e del Consiglio. Comunque, una delle prime battaglie che intendo iniziare in quella Commissione è quella sull’informazione e i monopoli di essa (le leggi ad personam di B. e il conflitto di interessi).
Tra gli altri temi di inizio legislatura: ottenuta dall’IdV la presidenza della commissione controllo del budget per Luigi De Magistris – che darà del filo da torcere a chi cerca di usare l’Europa come una vacca da mungere… Poi un lungo promemoria che il gruppo ALDE (liberali e democratici) di cui faccio parte, presieduto dall’ex primo ministro belga Verhofstadt, ha inviato a Barroso, il quale si candida a presiedere di nuovo la Commissione esecutiva e forse sarà rieletto a ottobre. Il nostro gruppo subordina il sostegno a Barroso al programma che questi intende presentare. In particolare, chiediamo che la Commissione (magari una Commissione più rosa rispetto a quella precedente) si adoperi per un coordinamento delle risposte alla crisi che i governi nazionali danno per ora in ordine sparso. Un anticipo, insomma, del coordinamento delle politiche economiche che l’Europa stenta ancora a darsi. Chiediamo, nello stesso spirito, l’istituzione di uno European Financial Supervisor, che si occupi di armonizzare i diversi servizi finanziari europei e contrasti le forze centrifughe, che impediscono la creazione di un mercato unico anche in questo settore. Il gruppo chiede poi che l’UE si doti finalmente di un bilancio autonomo (dai singoli stati membri), e che provveda, tra l’altro, a definire meglio la sua posizione di potenza diplomatica nello scenario internazionale. Di particolare interesse (si pensi ai tanti drammi italiani in merito) la richiesta di un portafoglio (da assegnare a un membro della Commissione) per i diritti e le libertà fondamentali e contro le discriminazioni, che rafforzi tra l’altro i poteri della Commissione esecutiva contro la criminalità internazionale e la corruzione.
Nella Commissione cultura c’entrano anche i temi della libertà della rete, dei pirati, ecc. Capisco le obiezioni che alcuni dei miei blogger hanno sollevato, a difesa del lavoro di chi crea beni immateriali (anch’io scrivo libri, e se mi rendono non mi ribello certo), ma credo che la questione della libertà di scaricare sia una di quelle che vanno discusse e approfondite in maniera centrale, perché prefigura un mondo che, proprio per le nuove capacità tecnologiche, non si lascia più chiudere dalla proprietà, dal capitale, ecc. Forze produttive che si sviluppano al di là dei rapporti di produzione vigenti: è quello che diceva Marx, e io ci credo. Perché, come mi scrive criticamente Valerio su questo blog, sono comunista. Lo slogan (sì, sarà un po’ superficiale, ma riassume bene) è: “Il comunismo reale è morto, viva il comunismo ideale”. Ma come e perché sono stato candidato ed eletto con l’Italia dei Valori? Quando sono stato a Londra a marzo (il convegno cui Valerio si riferisce), la candidatura non era ancora decisa, tutto è cominciato il primo aprile (un pesce?); dunque allora non ho mentito, certo dopo mi sono ricreduto, ho cambiato idea... Volevo che almeno un comunista (ideale: per una società senza classi, con elettrificazione – cioè sviluppo tecnico e economico – più soviet, e cioè potere democratico autentico) fosse presente nel Parlamento europeo. Di Pietro mi ha offerto questa possibilità, a cui prima non pensavo. E mi sta molto bene. Se dovesse cambiare qualcosa di essenziale nella libertà di cui godo con i miei colleghi eletti (con i quali condivido, se non l’ideale comunista alla lettera, tutto il resto...), mi dimetterei da europarlamentare; non me lo ordina il medico, non ho nemmeno un grande interesse economico a restarci (ho già detto che in questa nuova legislatura ci sono molti meno privilegi per i membri del Parlamento europeo). Dunque...
Ma in luglio e agosto non mi sono solo riposato. Come sapete, sono andato a visitare un carcere, rispondendo all’appello di colleghi radicali. A Imperia. Poco più di cento “ospiti”, la maggioranza per piccoli reati, spaccio, rapina, ecc. E per lo più immigrati – non ho ancora trovato i nuovi prigionieri per reato di immigrazione clandestina, non c’erano ancora. La cosa più scandalosa che ho rilevato è che non mancano i carceri (a Reggio Calabria ce n’è uno nuovissimo vuoto); mancano gli agenti di custodia, il che vuol dire che tutta una serie di attività che sarebbero previste – scuola, lavoro esterno, movimento e sport, ecc. – non si possono fare. I detenuti hanno quattro ore d’aria (in un cortiletto di cemento) e stanno venti ore al giorno in cella, per lo più sulle loro brande. Disumano è dir poco. Ma intanto le leggi folli e sadiche della Lega fanno morire gli immigrati in mare. Visita al carcere e lettura dei giornali di questi giorni spiegano anche un poco la difficoltà con cui mi dedico al blog: spesso la disperazione mi fa mancare la voglia e le parole. Quando vi rendete conto di vivere in un paese fascista e mafioso come il nostro, può prendervi l’idea che non ci sia niente da fare, e dunque che non si fa nulla...
Ho letto anche qualche romanzo: il Millennium di Stig Larsson, una bella macchina per passare il tempo. Ma anche libri di Zizek – un mio amico “comunista” –, un libro di saggi di Marcuse intitolato Heideggerian Marxism. Già, perché sono anche andato avanti nella redazione del libro Hermeneutic Communism che sto scrivendo con il mio collega e amico Santiago Zabala. Ho scritto l’articolo in morte di Jervis che molti di voi hanno commentato. Era troppo duro il giudizio sul “ritorno all’ordine”? Ma, l’ho detto anche nell’articolo, non era tanto rivolto a Jervis, che ho sempre ammirato, quanto alla situazione complessiva attuale i cui i filosofi, molti italiani, sembrano preoccupati soprattutto di cancellare ogni idea di trasformazione sociale, e lavorano su cascami reazionari predicando il realismo, l’oggettivismo, lo scientismo. Il supplemento domenicale del giornale confindustriale è la loro palestra. Bah. Ho anche letto alcune recensioni al mio Addio alla verità – spesso polemiche, e ho annotato le obiezioni. Ma su questo scriverò a parte, se no il blog scoppia... Il blog: che come sapete, ho deciso di non interrompere. Mi obbligherà ogni tanto a fare il punto su di me. Sarà il mio “servizio” flosofico-deputatesco.
A risentirci (presto) su questo canale, dunque. E grazie di tutto.
GianniV.